Kiev vince la guerra del Borscht, è patrimonio Unesco

Un piatto di Borsht.

ROMA.  – Il piatto tipico della cucina ucraina, il Borscht, a base di barbabietole, cavolo fresco, brodo, carne di manzo e maiale, e con panna acida, entra nella lista dei patrimoni dell’umanità Unesco.

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Lo ha deciso all'unanimità il Comitato straordinario del patrimonio culturale immateriale dell'agenzia Onu che per la prima volta si è riunito in seduta straordinaria, rispetto alle riunioni ordinarie previste in genere tra novembre e dicembre, in quanto "vista la situazione contingente del conflitto non si poteva attendere".  Procedura d'urgenza che era stata appoggiata anche dall'Italia.

Una proclamazione che innesca un nuovo scontro, questa volta sul piano identitario della tradizione culinaria, tra Ucraina e Russia. Il ministro della cultura di Kiev, Oleksandr Tkatchenko, scrive su Telegram: "La vittoria nella guerra del Borscht è nostra". L'Ucraina condividerà la ricetta di questa zuppa di barbabietole con tutti i Paesi civilizzati, "e anche con quelli incivili, affinché abbiano almeno qualcosa di leggero, gustoso e ucraino".

Risponde sempre via Telegram la portavoce del ministero russo degli Esteri, Maria Zakharova: "Hummus e pilaf sono riconosciuti come piatti nazionali di diversi Paesi ma da quello che capisco tutto è oggetto di ucrainizzazione".

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L'Unesco è però stato chiaro nella decisione assunta dall'Evaluation body, presieduto dall'italiano Pier Luigi Petrillo, e fatta propria dal Comitato stamani "senza nessuna modifica": il riconoscimento Unesco – si legge al paragrafo 5 – "non è in alcun modo l'affermazione di una proprietà o di una appartenenza della tradizione a una sola nazione" e "la cultura della cucina del Borscht è condivisa con tante e diverse comunità della medesima area geografica".

In particolare non è il piatto in sé ad essere in pericolo ma "la pratica e la tradizione delle conoscenze sui prodotti e sulla sua preparazione legate alla realizzazione del piatto stesso", che rischiano di disperdersi e scomparire per via del perdurare del conflitto, viene spiegato nella raccomandazione elaborata dall'Evaluation body. In sostanza l'Unesco "non dà alcun bollino di paternità o di originalità", spiega Petrillo.

La candidatura del Borscht, avviata nel 2019, doveva essere valutata tra il 2023 e il 2024 ma il Comitato Unesco ha deciso di anticipare a quest'anno.

Da sempre presente nei menu dei ristoranti di Kiev e dintorni, oltre che in altri paesi dell'Est e del Centro Europa, nel freddo inverno ha dato ristoro alla popolazione ucraina, al punto che fin dai primi giorni del conflitto lo chef ucraino Levgen Klopotenko, che ha trasformato il suo ristorante stellato di Kiev in un rifugio anti-aereo, ha chiesto ai cuochi di tutto il mondo di mettere nei menu il Borscht per valorizzare questo piatto tradizionale che rappresenta l'identità del popolo ucraino. Ma la guerra prosegue mettendo a rischio anche questo sapere tradizionale. Da qui la scelta dell'Unesco.

In via ordinaria, tra la fine di novembre e i primi di dicembre l'Unesco è chiamata a decidere per l'Italia su una festa veronese, Tocati-il Festival internazionale dei giochi in strada, e sull'allevamento dei cavalli lipizzani. Fuori dai confini nazionali invece sulla baguette francese, il tè cinese e l'harissa tunisina.