Il Tevere soffre, “Roma arida come la Tunisia”

Una foto recente del Tevere in secca.
Una foto recente del Tevere in secca.

ROMA. – Il 2022 “passerà alla storia come uno degli anni più difficili per carenza idrica e siccità”. A lanciare l’allarme, con una conferenza stampa sulla riva prosciugata del fiume Tevere, a due passi da Castel Sant’Angelo e il Vaticano, sono i Radicali Italiani.

“A Roma, fino a oggi, sono caduti 140 mm di pioggia su una media di 430 mm: sono cifre da paesi come Algeria e Tunisia. Il livello del fiume è un metro e mezzo più basso della media”, spiega, stivali di gomma ai piedi e banchetto dentro l’ansa prosciugata del fiume, Igor Boni, presidente di Radicali Italiani. Accanto, la secca fa affiorare dalle acque il ponte neroniano normalmente sommerso. “Non va meglio al Lago di Nemi né all’Aniene. Da 20 anni abbiamo indicato cosa fare per consumare meno”, prosegue Boni.

In Italia il 55% dell’acqua dolce è destinato a usi agricoli, spiegano i Radicali Italiani. Al nord, complici le colture di riso e mais, il dato arriva al 70-75%. “Per questo chiediamo riforme immediate nel comparto”, prosegue Boni. Il 20% dell’acqua dolce, poi, è destinato a usi civili. “Peccato che gli acquedotti perdano in media il 40%”, prosegue il presidente di Radicali Italiani.

E i dati peggiori si registrano proprio nel Lazio: a Frosinone la perdita tocca quota 78%, a Latina più del 70%. La richiesta, al governo, “è di occuparsi di questo crisi non solo ora, ma soprattutto quando ricomincerà a piovere”, nota Massimiliano Iervolino, segretario di Radicali Italiani. “Il bacino del Po, il più grande d’Italia, oggi a Ferrara trasporta 200 metri cubi al secondo. La media annuale è 1500”.

Iervolino sottolinea il ruolo degli impianti di depurazione. “Dai depuratori escono circa 9 miliardi di metri cubi l’anno”, dice. “Purtroppo non è acqua per irrigare”. L’Italia “ha problemi enormi con la depurazione, con quattro procedure dal 2004: tre già arrivate a condanna”, dice Iervolino. Le difficoltà più grandi si registrano al sud: in Sicilia ma anche in Puglia, Calabria, Campania.

“I fondi del Pnrr in questo settore andranno spesi soprattutto lì”, conclude Iervolino. “Ma la trasparenza non c’è. Esiste da anni una struttura commissariale per la depurazione: peccato che sul sito sia impossibile trovare persino le notizie sulle procedure di infrazione”.

(di Angela Gennaro/ANSA)