La Nato avverte Mosca: 300mila soldati nella forza rapida

Il segretario generale, della Nato Jens Stoltenberg, durante la conferenza stampa.
Il segretario generale, della Nato Jens Stoltenberg, durante una conferenza stampa. (ANSA)

BRUXELLES.  – La Nato del futuro nascerà a Madrid, in quello che sarà il summit più importante dalla fine della Guerra Fredda. A dare la linea è il segretario generale Jens Stoltenberg, che ha messo nero su bianco l’entità dell’improrogabile rafforzamento del fianco est, in subbuglio dopo l’invasione dell’Ucraina decisa da Mosca: ben 300mila unità per le forze d’intervento rapido a disposizione del comando supremo (nome in codice: Saceur).

Ov

vero un aumento di sette volte rispetto allo stato attuale. Ma a contare non sono solo i numeri, bensì la modifica dell’intera postura di difesa e deterrenza. Cioè come la Nato intende usare uomini e mezzi per garantire la sicurezza degli alleati.

La chiave di volta, spiegano fonti alleate, è il “nuovo modulo”. L’inquadramento infatti avverrà su tutti e cinque i domini (terra, aria, mare, spazio e cyber) e sarà all’insegna della “flessibilità”. Perché lo Strategic Concept duri nel tempo – il documento-bussola a cadenza decennale secondo per importanza solo al Trattato di Washington, la Magna Carta dell’Alleanza – non deve diventare una camicia di forza, ma adattarsi alla bisogna. Ecco perché, nonostante le pressioni eccezionali dei Paesi dell’est, Polonia e Baltici in testa, la Nato ha deciso di non optare per “boots on the ground” permanenti a vigilare sui confini orientali.

I battaglioni saranno portati sì al livello di brigata (circa 5mila uomini) ma gli effettivi in più, in maggioranza, non saranno dislocati nei vari Paesi, bensì roteranno – per contenere i costi e per essere più “reattivi” sul lungo periodo.

La nuova dottrina, come ha spiegato Stoltenberg, prevede al contempo “più equipaggiamenti pre-posizionati e scorte di forniture militari; più capacità avanzate, come la difesa aerea; centri di comando rafforzati; piani di difesa aggiornati, con forze pre-assegnate alla difesa di specifici alleati”.

Diverse fonti diplomatiche consultate dall’ANSA assicurano che la strategia è mutata, l’obiettivo ora è quello di difendere “ogni centimetro” di suolo alleato fin da subito e che il piano è ritenuto “valido ed efficace”, anche se non contemplerà caserme e fortini alle frontiere, considerati orpelli del passato.

Inoltre ci sono le esigenze degli alleati mediterranei da tenere in considerazione, visto che la Russia e la Cina, per quanto in modo diverso, sono presenti e attive anche in Africa.

Già, Pechino. Nel Concept non verrà indicata come “minaccia diretta” – definizione riservata alla Russia – ma non ci saranno dubbi sulla mutata natura del rapporto tra gli alleati e la potenza asiatica. Non a caso, per la prima volta, a Madrid ci saranno anche i leader di Australia, Nuova Zelanda, Sud Corea e Giappone. La Nato non si amplierà nell’indopacifico (lo statuto prevede solo Paesi europei e nordamericani) ma di certo farà di più in quell’area, sempre più cruciale per le sorti del mondo.

Però di allargamento, benché su altri fronti, se ne parlerà eccome. Il segretario generale tenterà domani una mediazione in extremis con i leader di Turchia, Svezia e Finlandia per sciogliere il veto di Erdogan – forse anche Joe Biden vedrà il sultano – e trasformare Madrid nel vertice dove ufficialmente la Nato darà il via libera alle procedure di ratifica dei due nuovi membri: un accordo tripartito è in lavorazione e si farà il possibile per chiudere in tempo.

C’è di più. Kiev otterrà un pacchetto di aiuti “strutturato e di lungo periodo”. Perché gli aruspici del comando militare prevedono alla fine una vittoria dell’Ucraina sulla Russia e dunque, dopo, serviranno armi moderne e capacità occidentali (Zelensky si collegherà in videoconferenza); nuove misure di sostegno sono infine previste per Georgia, Bosnia-Erzegovina, Moldavia, Mauritania e Tunisia

. Perché appunto, la Nato non solo farà di più ma “sarà” di più nel 21esimo secolo e il nascituro “fondo alleato per l’innovazione” da un miliardo di euro dedicato “alle tecnologie emergenti a duplice uso” va sempre in questo senso. Dittature e autocrazie flettono i muscoli ovunque, persino in settori dirompenti come “intelligenza artificiale” e “calcolo quantistico”, e alle democrazie tocca reagire: nella Nato l’Occidente esteso farà testuggine.

(di Mattia Bernardo Bagnoli /ANSA).

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