Melilla, il cordoglio di Sánchez arriva a oltre 48 ore dalla morte di almeno 23 persone al confine

La barriera di Melilla al confine con la Spagna
La barriera di Melilla al confine con la Spagna. EPA/BLASCO DE AVELLANEDA

MADRID — Si sono fatte attendere oltre 48 ore le prime parole esplicite di cordoglio del presidente spagnolo Pedro Sánchez sull’ultima tragedia migratoria al confine con il Marocco. Almeno 23 persone, secondo le autorità marocchine, sono morte nella calca venerdì mattina mentre tentavano alla disperata, insieme ad altre centinaia di migranti, di superare la barriera alla frontiera di Melilla per entrare in territorio europeo. Un drammatico bilancio che varie ong alzano a 37 vittime, e a cui vanno aggiunte decine di feriti, mentre si moltiplicano le denunce di presunti soprusi da parte delle forze dell’ordine marocchine, come testimoniato da diversi video.

Tuttavia, almeno fino alla pubblicazione di un’intervista del quotidiano La Vanguardia sull’edizione odierna, non si sono sentite parole del premier riferite esplicitamente ai deceduti. “Ci sentiamo addolorati per la perdita di vite umane, in questo caso di disperati che cercavano una vita migliore”, ha detto Sánchez. “Sono vittime e strumenti di mafie e criminali che organizzano azioni violente contro la nostra frontiera”, ha aggiunto.

Inizialmente, prima che trapelassero le prime notizie di morti alla frontiera, il premier si era limitato a definire “ben risolta” l’operazione realizzata dagli agenti marocchini e spagnoli per respingere il gruppo di circa 2.000 migranti che hanno tentato l’entrata in massa a Melilla, ringraziandoli per il lavoro svolto e definendo “un attacco all’integrità territoriale” della Spagna quanto avvenuto. Un atteggiamento che ha suscitato indignazione tra attivisti dei diritti umani e avversari politici, con accuse a Sánchez di “cinisimo” e “indecenza” da parte di esponenti di diversi partiti.

La posizione ufficiale del governo spagnolo è stata poi espressa oggi in conferenza stampa dalla portavoce Isabel Rodríguez: “Le immagini (di quanto avvenuto a Melilla) commuovono tutti noi”, ha detto, “trasmettiamo le nostre condoglianze a tutte le vittime, ai feriti tra i migranti e tra gli agenti delle forze dell’ordine e alle famiglie di tutti i deceduti”.

C’è da dire che la vicepremier Yolanda Díaz e la ministra dei Diritti Sociali Ione Belarra, entrambe esponenti nel governo di Unidas Podemos, avevano già espresso sabato sui loro profili social le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime. Nel corso della conferenza stampa odierna, Rodríguez non ha invece consentito alla ministra delle Pari Opportunità Irene Montero, anche lei esponente di Unidas Podemos, di pronunciarsi in merito. “Risponderò io a tutte le domande a riguardo”, ha affermato più volte ai giornalisti, ricordando poi “l’impegno del governo nelle politiche d’inclusione delle persone migranti e la risposta data di fronte a crisi umanitarie drammatiche”.

La situazione al confine di Melilla si era fatta specialmente tesa verso le prime luci dell’alba di venerdì. Secondo la delegazione del governo spagnolo nell’enclave, 1.500 pesone si sono spinte in gruppo sino al punto di contatto tra i due Paesi, e più o meno un terzo di loro ha tentato di sfondare un cancello. Poliziotti inviati da Madrid sono intervenuti per contenere il tentativo di irruzione. Dopo momenti concitati, la situazione è tornata alla normalità, con un bilancio ufficiale di 133 migranti che sono riusciti a entrare in territorio spagnolo, di cui 57 rimasti feriti, stessa sorte capitata a 49 agenti (quasi tutti in modo lieve).

Come avvenuto già in passato, anche in questo caso sono stati messi in luce presunte azioni di “respingimento immediato” di migranti da parte delle forze dell’ordine spagnole: stavolta è stata la testata digitale Eldiario.es a denunciare con un video. “La Guardia Civil ha agito in questo caso, come sempre, nel quadro della normativa vigente e dei criteri di proporzionalità”, ha affermato il Ministero dell’Interno.

Il drammatico episodio di venerdì è stato il primo di questo tipo da quando, a marzo scorso, Madrid e Rabat hanno chiuso una lunga crisi diplomatica inerente il conflitto nel Sahara Occidentale, annunciando l’inizio di una “nuova fase” delle relazioni diplomatiche bilaterali. Da allora, secondo l’attivista spagnola Helena Maleno, da parte del Marocco è iniziata una “repressione durissima” sui migranti.

Redazione Madrid