Israele torna al voto per sbarrare la strada a Netanyahu

La Knesset (parlamento) di Israele. (ANSA)

TEL AVIV.  – Dopo poco più di un anno al potere, il composito governo anti Netanyahu di Naftali Bennett e Yair Lapid ha deciso di gettare la spugna, prima di farsi definitivamente sfiancare dallo stillicidio di abbandoni da parte di deputati della stessa maggioranza.

Tra questi, ultimo in ordine di tempo, l’amletico Nir Orbach. Così oggi, Bennett e Lapid – uniti come non mai – hanno annunciato a sorpresa che la prossima settimana presenteranno la legge per sciogliere la Knesset. Se sarà approvata, come tutto lascia prevedere, si voterà a fine ottobre: saranno le quinte elezioni in poco più di 3 anni. Nel frattempo al comando – come stabilito negli accordi di governo che ha visto per la prima volta al suo interno un partito arabo islamista – ci sarà il centrista Lapid, attuale ministro degli Esteri.

Un “frattempo” non da poco visto che comprende la visita nella regione del presidente Usa Joe Biden (13-14 luglio) e la spinosa questione dell’Iran.

“Abbiamo preso la decisione giusta per Israele”, ha annunciato Bennett rivolgendosi in tv alla nazione. “Abbiamo riportato alla ribalta l’onestà e dimostrato – ha aggiunto difendendo l’operato del governo – che è possibile mettere da parte i dissensi per un obiettivo comune. Non ho mai accettato che considerazioni di partito avessero il sopravvento su quelle nazionali”.

Una stoccata, secondo molti, allo sfidante Netanyahu ma anche – come ha detto lo stesso premier – un riferimento alla legge sul prolungamento delle norme civili per gli insediamenti ebraici in Cisgiordania bocciata proprio dall’opposizione di destra nel tentativo di minare il governo. Con lo scioglimento della Knesset e l’interim di Lapid fino al voto, quella legge sarà prorogata automaticamente.

Bennett ha spiegato che sarà accanto a Lapid nella prossima gestione, anche se, secondo i media, non diventerà ministro degli Interni come previsto all’inizio nell’accordo di coalizione. Posto oggi occupato da Ayelet Shaked, come lui del partito “Yamina”, ma con la quale i rapporti non sono più quelli di un tempo.

“Dobbiamo combattere contro forze che cercano di fare di Israele un Paese non democratico”, ha spiegato da parte sua Lapid parlando fianco a fianco con Bennett e riferendosi in apparenza ai sostenitori di Netanyahu. “Non consentiremo – ha insistito ringraziando il partner per aver anteposto l’interesse del Paese a quello personale – alle forze oscure di dilaniarci dall’interno”.

Il leader del Likud – ancora sotto processo a Gerusalemme – ha subito esultato dopo aver lavorato per mesi ai fianchi l’esecutivo agendo sugli uomini di destra della coalizione di maggioranza, incluso Orbach.

“Questo governo fallimentare è arrivato al capolinea”, ha detto, promettendo che insieme ai suoi alleati formerà “un esecutivo allargato guidato dal Likud che ridurrà le tasse, condurrà Israele verso successi enormi, inclusa l’estensione dell’area della pace. Un governo – ha aggiunto – che restituirà l’orgoglio nazionale. Da stasera il sorriso è tornato sui visi degli israeliani”.

Una dura battaglia attende quindi Israele nei prossimi mesi. Lo ha sintetizzato bene l’attuale ministro della Giustizia Gideon Saar, transfuga proprio dal Likud. “L’obiettivo delle prossime elezioni è chiaro: impedire – ha detto – il ritorno al potere di Netanyahu e di condizionare gli interessi nazionali a quelli suoi personali”.

(di Massimo Lomonaco/ANSA).

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