La riforma del Consiglio Supremo della Magistratura diventa legge, tra tensioni e polemiche

La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, nel corso delle dichiarazioni di voto al disegno di legge recante deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario e sul Consiglio superiore della magistratura, a Roma,
La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, nel corso delle dichiarazioni di voto al disegno di legge recante deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario e sul Consiglio superiore della magistratura, a Roma, 16 giugno 2022. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

ROMA. – Laddove hanno fallito i referendum sulla giustizia, ha potuto il Parlamento. E’ questa una chiave di lettura per l’approvazione definitiva da parte del Senato della riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm, in tempo utile per eleggere lo stesso Csm con le nuove norme.

La riforma non solo contiene le norme di tre dei cinque quesiti referendari, ma ne introduce molte altre di grande incisività per contrastare il correntismo nella magistratura. Nonostante la portata delle nuove norme , quasi tutti i partiti della maggioranza pur votando a suo favore (solo Iv si è astenuta) si sono dichiarati non del tutto soddisfatti, affermando che si poteva fare di più. Contrari solo Fdi e gli ex pentastellati di Cal ed Italexit.

Anche fuori dal Palazzo la riforma è stata criticata per motivi opposti dall’Anm e dall’avvocatura, ma il ministro Marta Cartabia puo’ portare a casa il terzo grande pilastro del suoi disegno, dopo la delega penale e quella civile. La seduta del Senato, esaurita mercoledì la fase del voto degli emendamenti, si è aperta con un breve ringraziamento del ministro Cartabia a tutti i partiti “per l’impegno e la disponibilità”.

La Guardasigilli ha sottolineato che “questo passaggio è stato preceduto da un lungo lavoro, a tratti non semplice, reso possibile dall’impegno di molti”, un modo sobrio per ricordare l’estenuante e lunga mediazione condotta dallo scorso ottobre, rimessa in discussione ad ogni passaggio, compreso quello in Senato.

La Lega e Iv hanno chiesto e ottenuto di bloccare per un mese e mezzo l’iter del provvedimento, per poter svolgere la campagna referendaria, che con la legge approvata avrebbe perso tre dei cinque quesiti (separazione delle funzioni, sistema elettorale del Csm e presenza dei membri laici nei Consigli giudiziari).

Dopo il flop dei cinque referendum, chi si aspettava un’approvazione senza intoppi della riforma è stato contraddetto dalla Lega: pioggia di emendamenti (63) in Commisisone, con seduta fiume notturna, bis in Aula con tanto di richiesta di voto segreto, uno strumento a cui ricorrre l’opposizione.

Il Pd, anche oggi con Simona Malpezzi, Anna Rossomando e Franco Mirabelli, ha accusato la Lega di voler affossare la riforma, precipitando nel nulla di fatto il Parlamento che ne sarebbe uscito delegittimato. Tesi respinta dalla Lega che con Simone Pillon ha sostenuto che ci fosse il tempo per “migliorare” il testo. In ogni caso la Lega ha solo mostrato i muscoli, rinunciando ad usare la forza con un vero ostruzionismo. Matteo Salvini, in Aula per il voto, ai suoi ha detto che occorreva “non far male” al governo ma dimostrare che “si poteva far male”: un “memento” a futura memoria.

Nelle dichiarazioni di voto tutti hanno affermato di non essere del tutto soddisfatti, con sfumature diverse, da quelle più polemiche di Matteo Renzi (Iv) e Giulia Bongiorno (Lega) a quelle più sobrie di Giacomo Caliendo (Fi), Loredana De Petris (Leu), Alessandra Maiorino (M5s) e Julia Unterberger (Svp). La Dem Rossomando è stata l’unica a “rivendicare” il fatto che una riforma sulla giustizia non poteva che essere condivisa da tutti i partiti della “strana maggioranza” e quindi in parte scontentare ciascuno: ma “questa è la riforma possibile”.

La ministra Cartabia è sembrata invitare i partiti a valorizzare il proprio apporto. In questi mesi, ha ricordato, c’è stato “un intenso confronto con tutte le forze politiche di maggioranza per giungere ad un articolato ampiamente condiviso, in cui ciascuna forza politica può riconoscere il suo apporto. Ciascuno ha portato il suo contributo, sia sostenendo le proprie iniziative con forte convinzione, sia lasciando spazio alla voce delle altre forze di maggioranza. Ringrazio ciascuna forza politica per questo impegno costruttivo e per questa disponibilità”.

Un sospiro di sollievo la ha tirato il vicepresidente de Csm Davide Ermini: Ora che la riforma c’è, si può andare serenamente al rinnovo del Consiglio”.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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