Lo sciopero dei buoni pasto contro il caro-commissioni

Una serie di buoni pasto sul bancone di un bar. ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

ROMA.  – Un mercoledì senza buoni pasto: non verranno accettati in  bar, ristoranti, alimentari, supermercati e ipermercati aderenti alle principali associazioni di categoría della distribuzione e del commercio.

Sono le conseguenze dello sciopero a cui aderiscono Ancd Conad, ANCC Coop, Federdistribuzione, FIEPeT-Confesercenti, Fida e Fipe-Confcommercio. “Un’azione drastica” ma necessaria, l’ha definita  Federdistribuzione.

“In Italia abbiamo commissioni non eque, le più alte d’Europa. Parliamo del 20% del valore nominale di ogni buono. È un meccanismo influenzato enormemente dagli sconti ottenuti dalla Consip nelle gare indette con la logica del massimo ribasso. Peccato che i risparmi che la centrale di acquisto pubblica riesce ad ottenere nell’assegnazione dei lotti di buoni pasto siano sostanzialmente annullati dal credito d’imposta che le società emettitrici ottengono a fronte della differenza Iva tra le aliquote applicate in vendita e in riscossione.

A pagare il conto sono le nostre aziende”, afferma il presidente di Federdistribuzione, Alberto Frausin, che auspica una “reforma radicale dell’attuale sistema che riversa commissioni insostenibili sulle imprese e ne mette a rischio l’equilibrio economico”.

L’adesione allo sciopero “è solo l’inizio di una serie di iniziative che porteranno a non poter spendere più i buoni pasto se non ci sarà una radicale inversione di tendenza già a partire dalla prossima gara Consip del valore di 1,2 miliardi di euro”, spiega il vicepresidente vicario di Fipe Aldo Mario Cursano.

Intanto al termine di un incontro con i rappresentanti delle organizzazioni la viceministra dell’Economia Laura Castelli ha espresso l’intenzione di convocare nei prossimi giorni un tavolo tecnico, “per definire una soluzione che sia in linea con quanto già avviene a livello europeo e consenta di riequilibrare, tra l’altro, anche i meccanismi di gara”. Per Castelli, è “un tema delicato, che si protrae da troppo tempo”.

Schierate contro lo sciopero le associazioni dei consumatori Adoc, Adiconsum, Assoutenti e Federconsumatoriconsumatori, secondo cui le rivendicazioni “seppur giuste nella sostanza, finiscono per danneggiare solo ed unicamente i cittadini”: “Non si capisce perché le organizzazioni della Gdo e degli esercenti non abbiano pensato a proteste contro Consip e Mef, unici responsabili delle condizioni imposte sui ticket per la spesa”.

Per questo le associazioni hanno indetto un “contro-sciopero dei buoni pasto, invitando i consumatori italiani a disertare i supermercati” e rimandare la spesa.

(di Claudia Torrisi/ANSA).