Carica delle assunzioni nella Pa, ne servono 1,3 milioni

Faldoni di documenti accatastati su un tavolo di un ufficio della Pubblica Amministrazione.
Faldoni di documenti accatastati su un tavolo di un ufficio della Pubblica Amministrazione. (ANSA)

ROMA.  – Hanno in media 50 anni, fanno poca formazione e, nonostante una buona quota di laureati (il 42,6%), presentano competenze spesso disallineate dalle reali esigenze. Questo l’identikit dei dipendenti pubblici italiani, fotografato dalla ricerca presentata in apertura del Forum Pa.

Il loro numero è fermo a 3,2 milioni (il 14,5% del totale degli occupati) a fronte di oltre 3 milioni di pensionati, con un rapporto dunque quasi di uno a uno. Ancora ben lontani, dunque, dai 5,7 milioni della Francia, i 5,3 milioni del Regno Unito e i 5 milioni della Germania. Davanti c’è l’obiettivo dei 4 milioni di dipendenti pubblici con un’età media di 44 anni e competenze adeguate fissato entro il 2028 dal ministro della Pa,

Renato Brunetta: per raggiungerlo, considerando i previsti 500 mila pensionamenti, entro sei anni – dice la ricerca – bisognerebbe assumerne quasi 1,3 milioni con un’età media di 28 anni. Circa 200 mila ogni anno.

Le risorse non mancano. Tra Pnrr e fondi della politica di coesione, da fine 2021 al 2029 all’Italia arriveranno 484 miliardi euro di spese straordinarie ed aggiuntive da programmare, gestire, monitorare e rendicontare, in media 54 miliardi l’anno. Una quantità senza precedenti che dovrà essere coordinata da una Pubblica amministrazione “non in ottima salute”, sottolinea la ricerca sul lavoro pubblico che ha dato il via al Forum Pa 2022 sotto lo slogan “Il Paese che riparte”.

Dove lo sguardo è rivolto verso una Pa più giovane e competente, ma c’è la necessità di accelerare ancora sui concorsi, sull’inserimento di nuovi profili e sulla formazione (nel 2020 si sono spesi appena 40,3 euro per dipendente pubblico). Mentre accelerano, intanto, i pensionamenti.

Al primo gennaio 2022, sono oltre 3 milioni le pensioni da lavoro pubblico, in aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente, con una spesa di 79.203 milioni di euro. Per effetto del mancato turnover, sottolinea Fpa, “a fine 2022 avremo circa 94,4 pensioni erogate ogni 100 contribuenti attivi (erano 73 nel 2002)”.

L’andamento dell’occupazione si riflette anche sulla spesa per le remunerazioni dei dipendenti pubblici che nel 2021 è stata di 176,3 miliardi, +1,6% rispetto al 2020, con un risparmio di 3,1 miliardi rispetto alle previsioni.

Eterogeneo il capitolo concorsi. Da un lato, si corre sulle assunzioni a tempo dei professionisti legate al Pnrr: oltre 15 mila già realizzate, più della metà delle oltre 29 mila programmate entro il 2023, con incarichi per lo più triennali.

Al contrario, secondo il monitoraggio Fpa, vanno a rilento i grandi concorsi: tra il 2019 e il 2021, 30 su 55 si sono conclusi e dei 103 mila posti a bando appena 14,5 mila sono stati assegnati. Oltre 88 mila, in gran parte nella scuola, dunque sono ancora vacanti. I tempi delle procedure sono comunque diminuiti: mediamente i giorni (dalla pubblicazione degli avvisi agli esiti) sono scesi da 674 per i concorsi banditi nel 2019, ai 423 per quelli del 2020, ai 141 del 2021.

Una lettura su cui poi interviene il ministero guidato da Renato Brunetta, assente al convegno inaugurale per impegni istituzionali: dopo la pandemia, i concorsi sono stati sbloccati, avviando la digitalizzazione e la riduzione dei tempi delle procedure, la riforma del 2021 “funziona”.

Tanto che, sottolinea il dipartimento della Funzione pubblica, i tempi medi dalla pubblicazione del bando alla conclusione delle prove ammontano “ad appena 90 giorni”, se si considerano le 22 procedure organizzate da Formez Pa con l’applicazione delle nuove regole nel secondo semestre 2021.

(di Barbara Marchegiani/ANSA).

Lascia un commento