Accordo bipartisan, Senato Usa verso svolta sulle armi

Memoriale per le vittime della strage nella scuola elementare del Texas
Memoriale per le vittime della strage nella scuola elementare di Uvalde nel Texas. (Michael M. Santiago/Getty Images/AFP)

NEW YORK. – Un accordo di principio storico che sembra in grado di rompere la decennale impasse del Congresso sulle armi. Un gruppo bipartisan di senatori ha raggiunto un’intesa su una serie di misure per rafforzare la sicurezza e i controlli su pistole e fucili con l’obiettivo di fermare la scia di sangue negli Stati Uniti.

Plaude all’accordo Joe Biden: “E’ un passo nella giusta direzione” anche se “non contiene tutte le misure che ritengo necessarie”, afferma il presidente americano che aveva chiesto il divieto delle armi d’assalto, incluso l’AR-15 arma preferita per le stragi e usata per il massacro della scuola elementare del Texas. Pur non spingendosi abbastanza in là Biden assicura che firmerà l’iniziativa una volta approvata dal Congresso. “Prima arriva sul mio tavolo – dice -, prima la potrò firmare e prima potremo usare queste misure per salvare vite”.

La proposta su cui è stato raggiunto un accordo prevede controlli all’acquisto più stringenti per chi ha meno di 21 anni, uno stanziamento significativo di fondi per la sicurezza della scuola e la sanità mentale, oltre a favorire l’adozione da parte degli stati delle cosiddette leggi ‘red flag’, che consentono a polizia e famigliari di chiedere a un tribunale il ritiro delle armi a qualcuno ritenuto pericoloso per se stesso e per gli altri.

I senatori che hanno negoziato il compromesso parlano di proposta “bipartisan e di buon senso per ridurre la minaccia di violenza nel Paese. La famiglie sono spaventate ed è nostro compito unirci e fare qualcosa per ripristinare il senso di sicurezza nelle nostre comunità”, precisano in una nota congiunta facendo indirettamente riferimento alle oltre 230 sparatorie di massa dall’inizio dell’anno.

“Il nostro piano salva vite e allo stesso tempo protegge i diritti costituzionali degli americani”, aggiungono poi i senatori quasi a voler rassicurare sulla tutela del Secondo Emendamento. I protagonisti della trattativa sono infatti consapevoli dei rischi che comporta il tradurre la proposta in un testo legislativo. “I dettagli saranno essenziali per i repubblicani. Uno o più dei principi potrebbero essere rimossi se non ci sarà accordo sul testo”, avvertono alcuni.

E che non sarà una strada in discesa emerge dalle parole del leader dei repubblicani in Senato: Mitch McConnell infatti si limita a osservare come l’accordo è una prova del “valore del dialogo e della cooperazione”, senza sbilanciarsi però su un suo sostegno all’intesa. I democratici comunque hanno dalla loro parte l’appoggio di 10 senatori repubblicani alla proposta – ovvero dei 10 che hanno partecipato alle trattative -, il che dovrebbe garantire loro i numeri per superare l’ostruzionismo in Senato.

Pur deludendo sotto molti aspetti la proposta è storica perché apre la porta alla prima legge federale sulle armi da decenni. Gli ultimi provvedimenti risalgono infatti alla metà degli anni 1990, il ‘Brady Bill’ del 1993 che creava il sistema dei controlli e il divieto della armi d’assalto del 1994, poi scaduto dieci anni dopo senza essere rinnovato. Lo sblocco dell’impasse in Congresso è lodato da David Hogg, sopravvissuto alla strage del liceo di Parkland e uno dei promotori delle manifestazione contro le armi in più di 400 città americane. “E’ un primo passo e francamente è più di quanto mi aspettavo – ammette – . E’ un progresso anche se piccolo. Anche se dovesse fermare solo un’altra Parkland ne vale la pena”.

(di Serena Di Ronza/ANSA)

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