Medvedev contro l’Occidente: “Li odio, devono sparire”

Il presidente russo Vladimir Putin con l'allora primo ministro Dmitry Medvedev in una foto del 2014.
Il presidente russo Vladimir Putin con l'allora primo ministro Dmitry Medvedev in una foto del 2014. ANSA/MAXIM SHIPENKOV

ROMA. – “Li odio. Sono bastardi e degenerati. Farò di tutto per farli sparire”. Sembrerebbero le parole di un classico leone da tastiera, di quelli che nascondono un disagio dietro alle invettive sui social, più che una reale minaccia all’Occidente. Se non fosse che a scriverle su Telegram è stato Dmitri Medvedev, ex presidente della Federazione russa e attuale vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, per anni alter ego funzionale al potere di Vladimir Putin e oggi uno dei falchi di Mosca nella guerra contro l’Ucraina.

Parole che hanno scatenato altrettanto dure reazioni, specialmente in Italia, a cominciare da quella del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che le giudica “gravissime e pericolose” perché “allontanano la pace”. “Mi viene spesso chiesto perché i miei post su Telegram sono così duri. La risposta è che li odio. Sono bastardi e degenerati. Vogliono la nostra morte, quella della Russia. E finché sono vivo, farò di tutto per farli sparire”, ha scritto brevemente Medvedev sul social, senza precisare a chiare lettere a chi si rivolgesse.

Ma tutto fa pensare che nel mirino dell’ex capo del Cremlino ci siano gli occidentali, e in particolare gli europei, colpevoli ai suoi occhi di voler annientare la Russia a colpi di sanzioni. Appena 24 ore prima, infatti, Medvedev aveva scritto un altro lungo post, un fiume di dichiarazioni astiose e scomposte dai toni più o meno simili in cui accusava la Commissione europea di voler “fare a pezzi l’economia russa” con l’adozione del sesto pacchetto di misure, rallegrandosi tuttavia del fatto che per l’Europa “non c’è modo di abbandonare immediatamente il nostro petrolio” e che il Vecchio continente avrebbe dovuto cercare “materie prime della stessa qualità” in giro per il mondo.

Il tutto condito da fake news utili alla propaganda russa come quella che vorrebbe “i camionisti già in sciopero in Italia” o quella già smentita sulle “autorità bastarde di Varsavia che si rifiutano di fornire materie prime all’Ucraina”. L’ex presidente ha inoltre smentito un imminente default della Russia e ironizzato sul “100.500esimo pacchetto di sanzioni” che gli “imbecilli europei” vorranno introdurre, dimostrando “ancora una volta di considerare i propri cittadini come dei nemici non meno dei russi”.

“Basta provocazioni”, ha affermato Di Maio costretto già nei giorni scorsi a intervenire contro le accuse dirette all’Italia dall’ambasciatore russo a Roma, Serghei Razov. “Le affermazioni che arrivano oggi allontanano da parte russa la ricerca della pace. Piuttosto danno linfa a una campagna d’odio contro l’Occidente, contro quei Paesi che stanno cercando con insistenza la fine delle ostilità in Ucraina”, ha commentato il capo della Farnesina.

“Un’escalation di cui non si sentiva il bisogno”, ha detto anche la ministra Mara Carfagna, ricordando a Medvedev che” in un Paese libero e democratico, un signore come lui non sarebbe certo vice presidente del Consiglio di sicurezza”. “Parole inaccettabili e nevrasteniche che non ci intimidiscono. Anzi, rafforzano la nostra determinazione nel sostenere l’Ucraina”, ha sottolineato Piero Fassino, presidente della Commissione Esteri della Camera.

Per Matteo Salvini – che afferma di continuare a “darsi da fare” per portare le parti al dialogo – va bene “non umiliare nessuno”, come suggerito dal presidente francese Emmanuel Macron nei confronti della Russia, “ma con le dichiarazioni di oggi di Medvedev è chiaro che non ci siamo: parole come queste sono le ultime che servono”.

“Le minacce di Medvedev e le parole dell’ambasciatore in Italia Razov sono il segno che, sul piano economico e politico, la Russia sta subendo un contraccolpo pesantissimo – è la lettura del sottosegretario agli Affari Esteri e segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova -. Vedo in queste parole contro l’Occidente un certo nervosismo da parte russa”.

(di Laurence Figà-Talamanca/ANSA)

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