‘Napalm girl’ 50 anni dopo: “Sono un simbolo di pace”

La foto simbolo della guerra del Vietnam con 'napalm girl' in fuga.
La foto simbolo della guerra del Vietnam con 'napalm girl' in fuga.

NEW YORK. – Cinque anni fa, finalmente, ha potuto sentire il tocco di una mano sulla pelle. Rimosse le cicatrici delle ustioni, la “bambina del napalm” di 50 anni fa ha potuto sentire la carezza di un nipotino. Oggi Kim Phuc Phan Thi e’ “orgogliosa” di esser diventata “un simbolo di pace”, ma per lunghi, dolorosi, anni ha odiato quello scatto che l’ha resa famosa in tutto il mondo contribuendo a por fine alla guerra del Vietnam.

Kim Phuc vive a Toronto. Aveva nove anni quando l’8 giugno 1972 il fotografo dell’Associated Press Nick Ut la immortalò a Trang Bang mentre, terrorizzata e nuda, fuggiva dalle bombe incendiarie lanciate da un aereo sudvietnamita.

“Ho solo sprazzi di ricordi di quel giorno terribile. Giocavo con i cugini nel cortile del tempio. Un aereo ci è volato sulla testa. Un rumore assordante. Poi le esplosioni, il fumo e un dolore lancinante”. Kim Phuc, che di recente ha incontrato Papa Francesco, scrive oggi sul ‘New York Times’ che “il napalm ti si attacca addosso, non importa quanto corri, causando orrende ustioni e dolore che dura tutta la vita”.

Oggi una donna di 59 anni la bambina del napalm non ricorda di aver gridato “Nóng quá, nóng quá!” (“Troppo caldo, troppo caldo”), ma ci sono le immagini e i ricordi di altri che mostrano che lo ha fatto. Tra questi Nick Ut, che non solo la fotografò, le salvò la vita. “Una singola foto può cambiare il mondo. Lo so perché ne ho fatta una”, ha scritto oggi il fotografo sul “Washington Post”, consapevole che per molti quell’immagine della bambina nuda con le braccia levate verso il cielo, oltre a fargli vincere un Pulitzer, ha contribuito alla fine della guerra: “Non so se sia vero, so però che ha descritto l’orrore assoluto della guerra, definito da una ragazzina che corre nuda in mezzo alla distruzione e alla morte”.

Lo stesso orrore che l’Ucraina e la strage della scuola di Uvalde evocano nell’ex “bambina del napalm” a cui l’agende incendiario provocò ustioni di quarto grado cuocendo la carne e i muscoli e fondendoli con le ossa. Per anni Kim si era rassegnata a vivere nel dolore fino a che un ciclo di terapie avanzate in un ospedale di Miami le ha ridato la vita.

Oggi la “bambina del napalm” ha una fondazione e va in giro per il mondo in paesi dilaniati dalla guerra per offrire assistenza medica e psicologica ai bambini vittima del conflitto. “So cosa significa vedere il tuo villaggio bombardato, la tua casa devastata, membri della famiglia morire, corpi di civili innocenti per le strade.

Gli orrori della guerra del Vietnam sono tristemente quelli delle altre guerre. Oggi in Ucraina”, ha detto Kim pensando anche alle orribili immagini delle sparatorie a scuola. A suo avviso, per insopportabile che sia, bisognerebbe mostrare quelle foto, anche se di bambini: “Questi attacchi sono l’equivalente di una guerra. E’ più facile nasconderne le realtà se non se ne vedono le conseguenze”.

(di Alessandra Baldini/ANSA)

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