Dalla guerra ai salari, i temi caldi della campagna elettorale

Un momento dello spoglio in un seggio elettorale in una foto d'archivio
Un momento dello spoglio in un seggio elettorale in una foto d'archivio . ANSA/ LUCA ZENNARO

ROMA. – Pace, armi, larghe intese, salario minimo, legge elettorale: domenica si vota per i sindaci di oltre 900 comuni, ma con la discesa in campo dei leader le parole chiave di comizi e dichiarazioni ricalcano i capitoli dello scontro politico che da settimane alimenta le fibrillazioni della maggioranza. Senza contare le divisioni sulla giustizia, al centro dei cinque referendum in concomitanza delle amministrative, su cui la Lega denuncia “censura e bavaglio”.

Con Matteo Salvini che spera “in un intervento del presidente Draghi e del presidente Mattarella che dicano qualcosa, perché rubare democrazia, referendum e possibilità di cambiamento non è degno di un Paese come l’Italia”. Diversità di visioni sempre più marcate in questa campagna elettorale, anche fra chi corre insieme a sostegno dei candidati a sindaco.

“Basta riarmo ed escalation militare. Vogliamo che Draghi sia protagonista in Europa: non per proporre la pace, ma per imporla”, l’avvertimento del leader M5s Giuseppe Conte, a cui rispondono dal Pd con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini: “Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina, così come abbiamo fatto, insieme agli altri Paesi europei e alla Comunità internazionale in questi 100 giorni” di guerra. E nella crepa fra i due alleati si infila Salvini: “Adesso Letta, Renzi e Di Maio si arrabbiano se lavoro per la pace ma se aspettiamo loro tra due anni siamo ancora qua a parlare di conflitto”.

In attesa del passaggio del 21 giugno in Parlamento, con il M5s che prepara la risoluzione per le comunicazioni del premier Mario Draghi, i toni sono da titoli di coda per la coalizione di unità nazionale: un esperimento, assicurano tutti, mai più ripetibile. Il combinato disposto di questa legge elettorale e dei sondaggi fa tuttavia temere che anche dalle prossime elezioni politiche non esca una maggioranza solida.

Ecco perché non pochi parlamentari sospettano che dopo le Amministrative possa riemergere il fiume carsico del confronto per arrivare a una formula proporzionale con soglia di sbarramento. Per la Lega è un “tema da marziani”, il Pd è pronto a cambiarla “se ci sono le condizioni” e il M5s rilancia la sua proposta di legge, ferma in commissione alla Camera, così come al Senato quella sul salario minimo, altro fronte caldo.

“Se per alcuni politici è normale che si prendano paghe da fame, di 3-4 euro lordi l’ora, allora diciamo che la politica del Movimento 5 Stelle non è questa”, attacca Conte, che su questa misura ha la sponda del Pd e Leu. Per Luigi Marattin (Iv), le opzioni sono due: “fissarlo per legge a livello nazionale ma per il resto rendere predominante la contrattazione territoriale, oppure lasciare il tema alla contrattazione nazionale, come ora, ma con una legge sulla rappresentanza contro i contratti ‘pirata’”.

Lega e FI invece spingono per puntare sulla contrattazione e rivedere il Reddito di cittadinanza. “Il nostro obiettivo è la flat tax al 15% per le imprese – chiarisce Salvini – perché poi i salari li pagano le imprese, e se pagano uno sproposito di tasse non riescono a pagare lo stipendio a nessuno”.

Il cuneo fiscale sarà uno dei tormentoni nei prossimi mesi, così come le pensioni e il superbonus, con il M5s che spinge per sbloccare la cessione dei crediti e il ministro leghista Giancarlo Giorgetti che parla di “una pletora di bonus da disboscare”.

Il governo sta facendo di tutto per evitare uno scostamento di bilancio nonché sbandate sulla road map del Pnrr, a cominciare dal nodo dei taxi nell’esame del ddl concorrenza alla Camera. Dovrà anche gestire il delicato passaggio in Parlamento del dl aiuti, che il M5s vuole modificare con un emendamento per bloccare il termovalorizzatore a Roma.

Se non bastasse, le frizioni in maggioranza sono ancor più marcate per i provvedimenti su temi etici o sociali impantanati in Parlamento, dallo ius soli al ddl Zan, passando per la cannabis e il fine vita, senza contare la legge necessaria dopo la sentenza della Consulta sul doppio cognome. Altre parole chiave della lunga campagna elettorale verso le prossime Politiche.

(di Paolo Cappelleri/ANSA)

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