PALERMO. – Ancora spari contro i pescherecci siciliani nelle acque internazionali del Canale di Sicilia. Stavolta le motovedette libiche hanno preso di mira il ‘Salvatore Mercurio’ e il ‘Luigi Primo’, due motopesca iscritti al Compartimento marittimo di Catania. Le due imbarcazioni si trovavano a nord di Bengasi per la pesca del tonno e del pesce spada, in acque internazionali che i libici, però, riconoscono, in maniera unilaterale, come zona di protezione della pesca (Zpp). Da qui i colpi di mitraglia per fare allontanare i motopesca che avrebbe violato i confini.
Nessun marittimo a bordo è stato ferito, mentre gli spari hanno provocato danni alle imbarcazioni. In zona è subìto intervenuta la fregata ‘Grecale’ della Marina militare che ha invitato la motovedetta ad allontanarsi, mentre un team sanitario e uomini del ‘San Marco’ sono saliti a bordo per visitare i marittimi.
Di quanto accaduto e delle procedure di soccorso è stato informato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. “Sono riusciti a scappare, hanno sentito gli spari e ora stanno tornando verso la Sicilia, dove contano di arrivare tra due giorni”, ha detto Fabio Micalizzi, presidente della Federazione armatori siciliani. Micalizzi ha ribadito l’impegno di attivarsi affinché “si capisca dove effettivamente è avvenuto questo nuovo ennesimo episodio, perché per noi i nostri pescatori erano in acque internazionali”.
Chiarezza su quanto accaduto è quello che chiede Micalizzi che presenterà un esposto alla Procura di Roma “per chiedere di accertare i fatti visto che i pescherecci moderni sono dotati di una sorta di navigatore, il blue box, che permette di conoscere con esattezza la posizione”.
La vicenda di questa ennesima sparatoria tra motovedette libiche e pescherecci siciliani riaccende i riflettori sulla questione sicurezza nel Canale di Sicilia per i pescatori. “C’è una situazione geopolitica molto difficile” ha ribadito il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, con chiaro riferimento alla Libia dove bisogna fare i conti anche con le milizie armate del generale Khalifa Haftar, leader indiscusso in Cirenaica.
Proprio nel settembre del 2020 la marineria di Mazara del Vallo ha dovuto subire il sequestro dei motopesca ‘Medinea’ e ‘Antartide’ con i loro 18 uomini d’equipaggio rimasti rinchiusi nelle prigioni libiche. “Come abbiamo ribadito alla Commissione pesca del Parlamento europeo, nella sua recente visita a Mazara del Vallo, la vicenda dei rapporti con i Paesi rivieraschi va affrontata urgentemente ed in particolare la vicenda Libia”, ha detto il sindaco di Mazara Salvatore Quinci.
“Andare per mare per i nostri pescatori è già di per sé un rischio ma non può essere un costante pericolo anche per la vita”, ha concluso. E del tema della sicurezza in mare si è parlato oggi pomeriggio a Mazara del Vallo durante il congresso regionale della Uila pesca. “La questione di accordi bilaterali tra Italia e Libia non è più rinviabile – ha detto Tommaso Macaddino, segretario Uila pesca Sicilia – è ancora viva dentro tutta la marineria mazarese la ferita del sequestro di 108 giorni che hanno vissuto 18 pescatori in Libia. Di sicurezza se ne parla quando succede il caso di cronaca, poi il tema cade nel dimenticatoio”, ha concluso Macaddino.