Le regole vigenti per aggiungere il cognome materno

ROMA. – La sentenza della Consulta, che di fatto boccia l’automatismo sull’attribuzione del solo cognome paterno ai figli, ha aperto ad una serie di nuovi scenari normativi. Nel frattempo è già possibile cambiare il proprio cognome o assegnare anche quello della madre, finora però solo come secondo a quello del padre.

Attualmente al momento della nascita il doppio cognome si può registrare all’ufficio di stato civile oppure in ospedale dopo il parto con il consenso di entrambi i genitori, ma al momento l’ordine è prestabilito: quello del padre precede sempre quello della madre.

Per poter mettere in pratica anche l’ordine inverso o tenere solo il cognome della mamma bisognerà prima aspettare l’entrata in vigore di una circolare ministeriale e di una legge che modifichi il codice civile fornendo nuove regole agli uffici dello stato civile, riorganizzando l’anagrafe. In assenza di questo, se si dovesse scegliere il primato del cognome della mamma su quello del papà, tutto al momento resta demandato ai tribunali e alle decisioni dei giudici.

Le norme fissate da un nuovo provvedimento sarebbero comunque retroattive e potrebbe beneficiarne anche chi è maggiorenne. Al momento se si è maggiorenni e si vuole cambiare o modificare il proprio cognome, bisogna fare istanza al Prefetto del luogo di residenza, presentando necessariamente una motivazione. La richiesta potrà essere accolta o respinta.

“L’accoglimento della richiesta della modifica o del cambio di un cognome avviene spesso perché quest’ultimo può mettere a disagio la stessa persona o peggio ancora rischia di metterla in pericolo”, spiega Gian Ettore Gassani, avvocato matrimonialista e presidente dell’Associazione degli Avvocati Matrimonialisti Italiani. C’è anche chi aggiunge semplicemente il cognome materno a quello paterno (in generale come secondo e non alternativo, per la norma del ‘patronimico’).

“Ci sono capitati diversi casi di aggiunta di cognomi della madre, soprattutto affinché questi non andassero dispersi in quelle famiglie dove c’erano solo figlie femmine. Non ricordo mai un rifiuto da parte di un Prefetto”, commenta Annamaria Bernardini De Pace, avvocato e saggista.

Il quadro normativo potrebbe ora cambiare, ma – spiegano gli esperti – servirà almeno una circolare del ministero della Giustizia che fornisca gli strumenti per stabilire una nuova prassi sull’assegnazione del cognome per l’esercizio del nuovo diritto, secondo la nuova sentenza della Consulta.

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