Omicidio Ciatti: al via processo in Spagna, “assassino”

Una foto dal profilo Facebook di Niccolò Ciatti. ANSA.

MADRID.  –    L’attesa è “snervante”. Perché, dopo 5 anni da quella tragica notte dell’agosto 2017 in cui Niccolò Ciatti fu picchiato a morte in Spagna, ora è tempo che “si faccia giustizia”.

A parlare è Luigi Ciatti, papà del giovane fiorentino ucciso in un pestaggio in discoteca a Lloret del Mar, città della Costa Brava della Catalogna in Spagna.

Oggi è iniziato il processo del Tribunale provinciale di Girona a carico del principale indiziato per quell’omicidio, Rassoul Bissoultanov, e del suo presunto complice, Movsar Magomadov.

Per il primo, il pm chiede una condanna per omicidio doloso e una pena di 24 anni di carcere e nove di libertà vigilata. Il secondo non è invece indicato come accusato dalla procura, bensì dalla famiglia della vittima e dalla federazione dei local notturni catalani Fecasarm, costituitasi parte civile. A sancire un primo epilogo per questo caso ancora irrisolto — dopo una lunga serie di vicissitudini giudiziarie, a tratti rocambolesche  — è stata chiamata in causa una giuria popolare, al cui verdetto seguirà poi la sentenza di un giudice.

Per la famiglia di Niccolò Ciatti, quella di oggi è stata una giornata molto dura. Anche perché, per la prima volta, i genitori e la sorella del ragazzo hanno visto di persona i presunti responsabili della morte del ragazzo, che all’epoca dei fatti aveva 22 anni e si trovava in vacanza a Lloret de Mar con amici. “Gli ho detto in faccia che è un assassino, e glielo ridirei sempre”, ha affermato il padre Luigi, parlando all’ANSA, in riferimento a Bissoultanov, accusato di aver assestato “un forte pugno” e, poco dopo, un calcio in testa risultato fatale alla vittima sulla pista della discoteca Sant Trop.L’incontro con gli indagati è avvenuto all’esterno del Palazzo di Giustizia di Girona. “Sono arrivati in versione bravi ragazzi”, ha raccontato Ciatti, “ma sono degli attori impressionanti”.

Secondo il papà di Niccolò, dietro quest’apparenza ci sarebbero

invece persone capaci di atti di “cattiveria e brutalità”, motivo per il quale meritano “la massima pena possibile”. Alcuni poliziotti sono intervenuti per evitare contatti diretti tra gli indagati e i parenti della vittima, secondo diversi media.

Alla versione dell’accusa, formulata anche in base a un video del pestaggio, la difesa di Bissoultanov (un cittadino russo con residenza in Francia, dove aveva anche precedenti penali) ribatte sostenendo che tra lui e Ciatti c’era stata una discussione e che l’indagato è solo responsabile di omicidio preterintenzionale, con una pena associata che va da uno a quattro anni di reclusione. “L’accusato non ha mai avuto l’intenzione di provocare la morte della persona con cui stava litigando”, recita lo scritto del legale Carles Monguilod.

La difesa di Magomadov chiede invece l’assoluzione del proprio cliente. “Mio figlio non era un attaccabrighe – afferma invece Luigi Ciatti – Parliamo di un ragazzino che era in vacanza e voleva solo divertirsi”. Il padre di Niccolò, così come la madre, dovrebbero dichiarare come testimoni martedì, mentre oggi è stato il turno degli amici del giovane.

Il processo di Girona si è aperto dopo che Bissoultanov era stato prima arrestato e mandato in carcere preventivo in Spagna.

Rilasciato alla scadenza dei termini della misura cautelare, l’uomo fu poi fermato in Germania ed estradato in Italia, ma in seguito scarcerato su decisione della Corte d’Assise di Roma (poi revocata dalla Cassazione). A inizio 2022 è tornato a Girona, dove si è costituito.

“Capisco la rabbia di Luigi. Niccolò, suo figlio, è stato ucciso brutalmente cinque anni fa in una discoteca a Lloret del Mar. Questa lunga ed estenuante attesa di giustizia è una vera e propria tortura psicologica”, ha affermato il sindaco di Firenze, Dario Nardella.

(di Francesco Rodella/ANSA).

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