La scuola in piazza. “Basta tagli, cambiare reclutamento”

Sciopero della scuola, cn le bandiere dei sindacati
Sciopero della scuola, con le bandiere dei sindacati 8 giugno 2020 ANSA / CIRO FUSCO

ROMA. – A pochi giorni dalla fine di un anno scolastico che, anche se con le mascherine in classe, è stato tutto e sempre praticamente in presenza, la scuola italiana oggi si è fermata. Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief, ovvero le maggiori sigle sindacali del comparto, hanno proclamato una giornata di sciopero generale che – stando ai primi dati – avrebbe portato ad una adesione di circa il 12% da parte dei lavoratori e flash mob ed iniziative in tante realtà.

In Piazza Santi Apostoli, a Roma, dove sono arrivati pullman da tutta Italia, durante la manifestazione a cui non è stato concesso raggiungere Piazza Montecitorio, i docenti e il personale della scuola ha protestato contro il Decreto Legge n. 36 sul reclutamento, la mancanza di risorse per il comparto, le insufficienti soluzioni per risolvere il tema del precariato, i possibili tagli alla Carta del docente, la riduzione di quasi 12 mila cattedre.

Duro il segretario generale della Cgil Maurizio Landini arrivato stamane in piazza. “Lo sciopero di oggi non riguarda solo i lavoratori della scuola: i provvedimenti presi – dice – sono sbagliati: non si interviene per decreto su elementi che riguardano la contrattazione. Quando un governo fa un decreto, lo fa per non discutere, è un grave errore e una riduzione della democrazia. I cambiamenti si devono fare con chi lavora nella scuola, altrimenti è supponenza”.

“Sono previsti 11.600 tagli personale nei prossimi anni”, fa notare Ivana Barbacci che guida la Cisl Scuola. “C’è poi il tema del rinnovo del contratto di 1 milione e 200mila lavoratori che sono i meno pagati della pubblica amministrazione. Anche stavolta, dopo le promesse non ci sono risposte adeguate”, le fa eco Francesco Sinopoli di Flc Cgil. “Con l’aumento dell’inflazione, gli stipendi della classe docente e Ata – ricorda Marcello Pacifico di Anief – sono diventati sempre più inadeguati, potremmo dire da fame”.

Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda, lamenta la scarsezza di risorse messe in campo per il rinnovo contrattuale: “C’è uno stanziamento offensivo, parliamo di 40-50 euro netti pro-capite a fronte di un’inflazione al 7% che sta impoverendo la gente”. I precari “sono stati usati come scudo politico. Non c’è volontà di risolvere il problema”, è il pensiero del segretario generale della Uil scuola, Pino Turi.

“Lo sciopero di oggi è solo la prima tappa di un movimento di opposizione ai disegni restauratori del Governo”, afferma battagliera Elvira Serafini dello Snals. Il ministro Patrizio Bianchi, dal canto suo, rassicura: non c’è nessuna intenzione di smantellare la scuola pubblica, né di fare fare tagli, al contrario.

“Il governo – spiega – ha scelto di non tagliare: dal 2021 al 2032 avremo un milione e 400 mila bambini in meno, che avrebbe potuto significare 130 mila insegnanti in meno, ma fino al 2026 il numero dei docenti rimarrà inalterato e tutte le risorse rimarranno nella scuola. Forse il Dl va visto meglio, la sua lettura credo sia stata affrettata”.

E c’è di più: col Pnrr arriveranno 17,5 miliardi alle scuole, ricorda. Il ministro inoltre, intervenuto ad un convegno a Torino dell’Associazione nazionale presidi, contraria allo sciopero, accenna alla necessità di una “riflessione sull’organizzazione della scuola che prevede il ‘fine corsa’ a 14 e 18 anni ed un obbligo a 16 anni”.

Il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso, della Lega, invita ad una riflessione e ad una ripresa del dialogo. Ed anche dal Pd si levano voci che chiedono di non sottovalutare il grido di allarme lanciato oggi dalle forze sindacali e dai lavoratori. “Va, con urgenza, aperto un confronto sul contratto collettivo”, dicono Ghizzoni, Manzi e Boccia.

Nel pomeriggio una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta dal Pd ed informata che ci sarà un emendamento del partito sul sovraffollamento scolastico alla scuola secondaria, ma è rimasta insoddisfatta. “Tutti i partiti votino le modifiche al Dl Scuola”, sprona Lucia Azzolina (M5S), ex ministro dell’Istruzione prima di Bianchi. A fianco degli insegnanti e degli studenti anche LeU e Italexit.

(di Valentina Roncati/ANSA)

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