Mille scioperi nel 2021, conflittualità in ripresa

ROMA.  – Riparte l’economia ma anche la conflittualità. Se infatti il 2021 ha certificato la graduale ripresa delle attività produttive, dopo lo shock dovuto alla pandemia, anche sul fronte della conflittualità si registra una analoga ripresa: 1.009 scioperi nei settori dei servizi pubblici essenziali contro gli 849 del 2020.

È il quadro delineato dall’Autorità di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici essenziali, che nella sua relazione annuale ha messo in guardia sulla giungla costituita da oltre 900 tipologie di contratti collettivi i quali, insieme allo strumento del subappalto “al ribasso”, generano fenomeni di dumping contrattuale.

Una proliferazione che comporta mutamenti dei minimi retributivi, a seguito di diversi inquadramenti, anche nell’ambito di una stessa azienda. Ma non solo. Con i subappalti al ribasso si ha un significativo impoverimento delle retribuzioni dei lavoratori alle dipendenze di appaltatori e subappaltatori, che applicano i contratti collettivi per loro più convenienti.

Tra le cause di insorgenza del conflitto l’autorità rileva il ritardo nel pagamento delle retribuzioni ai lavoratori, causato spesso dalla mancata erogazione, da parte dell’ente pubblico, che è il principale committente, delle risorse finanziarie necessarie all’appaltatore per poter erogare il servizio.

Quanto ai numeri dell’anno scorso, l’autorità è intervenuta su 272 proclamazioni di sciopero, con indicazioni preventive per segnalare delle irregolarità. Indicazioni che hanno avuto un riscontro pari al 97%, con la revoca o l’adeguamento, a fronte invece di 13 scioperi ritenuti irregolari.

Quasi tutte le astensioni dal servizio, quindi, sono state effettuate nel rispetto delle regole, ma il presidente dell’autorità, Giuseppe Santoro-Passarelli, ha avvertito che il settore dei servizi pubblici essenziali rimane “ancora interessato da un numero rilevante di scioperi, seppur inferiore a quello degli anni precedenti alla pandemia”, con il 2019 che aveva fatto registrare 1.462 astensioni.

Si tratta, tuttavia, di un conflitto che si sviluppa prevalentemente attraverso fenomeni di micro-conflittualità con caratteristiche ben precise: ampia diffusione di piccole astensioni, spesso con scarsa adesione di lavoratori, ma che si rivelano meno governabili delle grandi vertenze.

Al contrario, sottolinea il garante, “le grandi organizzazioni sindacali scioperano raramente e a conclusione di grandi vertenze, dimostrando così la loro capacità di mantenere il conflitto, principalmente, sul piano del confronto negoziale. Sono, invece, i sindacati meno strutturati e con un insediamento ridotto nelle varie categorie produttive che ricorrono, in modo reiterato, allo sciopero, anche in funzione di autolegittimazione”.

Su questo fronte, dando uno sguardo ai numeri, si nota come nel 2021 siano stati effettuati 18 scioperi generali nazionali, ma soltanto uno è stato proclamato dalle confederazioni Cgil e Uil. Gli altri sono stati proclamati da sindacati di base “non adeguatamente presenti nei vari settori produttivi, con motivazioni politiche e/o economiche spesso generiche e con livelli di adesione del tutto irrilevanti”, ha spiegato Santoro-Passarelli.

(di Marco Assab/ANSA).

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