Draghi: “La Russia non è Golia, ora negoziare la pace”

Washington, 11/05/2022 - Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, incontra la Speaker della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi
Washington, 11/05/2022 - Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, incontra la Speaker della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi. (Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio)

WASHINGTON. – E’ tempo di mettere tutti attorno a un tavolo, tutti compresi Russia e Stati Uniti, con l’Ucraina “protagonista”. Per costruire una soluzione “sostenibile” e non una pace “imposta” da altri, che si trasformerebbe in un “disastro”, perché nessuno la rispetterebbe.

Mario Draghi sta per chiudere la sua prima missione a Washington da presidente del Consiglio e illustra la sua ricetta per cercare di avvicinare le parti e arrivare a quella fine della “macelleria” e dei “massacri” che i cittadini italiani ed europei, come ha detto a Joe Biden, ora invocano con forza.

La guerra è cambiata, si sta vedendo che la Russia “non è Golia, non è invincibile”, osserva Draghi. La riposta ricevuta da Vladimir Putin nell’ultima telefonata, “i tempi non sono maturi”, non vale più oggi, perché era l’atteggiamento di chi pensava di “avere un vantaggio” che è poi mancato sul campo. Per questo ora bisogna fare ogni sforzo per “portare le parti al tavolo”.

Di pace, per la prima volta, parla anche la Casa Bianca, nella sintesi del colloquio tra i due nello studio Ovale. Non ci sono “contrasti” tra le due sponde dell’Atlantico, assicura il premier in conferenza stampa in ambasciata prima di andare a Capitol Hill per un incontro con la leadership del Congresso e con la speaker della Camera Nancy Pelosi.

Ma la “visione” del Vecchio continente sta “cambiando” e si fa necessaria una “riflessione preventiva”. Non c’è una questione di “toni”, l’incontro non è servito a “giudicarci a vicenda” ma per capire “come andare avanti”. Il negoziato, ammette Draghi, resta ancora “molto difficile”, ma un “primo passo.

E un primo passo verso l’apertura di un dialogo potrebbe essere lo sblocco dei porti sul mar Nero per consentire l’approvvigionamento di grano: potrebbe essere “un primo esempio di dialogo che si costruisce tra le due parti per salvare decine di milioni di persone”.

Il presidente del Consiglio non dice esplicitamente che serva un contatto diretto tra Biden e Putin – che pure potrebbe imprimere una svolta in direzione di una de-escalation – ma si limita a sottolineare che “i contatti devono essere riavviati, intensificati a tutti i livelli”. E’ il momento “di guardare al futuro”, insomma.

E anche alla “ricostruzione” post bellica su cui l’Europa deve agire “collettivamente”, su questa come sulle altre sfide imposte dalla guerra, perché nessun Paese ha risorse sufficienti. L’Italia, assicura, “farà la sua parte ma con tutti gli altri”.

L’Europa dovrebbe cercare una risposta comune anche sull’energia, ma i “pareri non sono unanimi”. Sul fronte del gas Draghi incassa il sostegno di Biden all’idea del price cap, che stenta a farsi strada a Bruxelles. Ma i paesi europei, insiste il premier, hanno un potere sul mercato ed è l’ora di “esercitarlo”, mentre sul petrolio, questione cara all’alleato americano, l’idea è quella di “creare un cartello di compratori o di persuadere, forse la strada preferibile, l’Opec ad aumentare la produzione”.

Obiettivo di entrambi i continenti resta quello di frenare la corsa dei prezzi per contrastare l’impatto sociale del conflitto. Nonostante la “grande incertezza” comunque Draghi non vede al momento segnali di “recessione” quest’anno. Ma l’attenzione rimane elevata, anche perché la crisi energetica non accenna a chiudersi e potrebbe inasprirsi se si dovessero fermare le forniture gas russo, da cui l’Italia si sta cercando di rendere indipendente nel più breve tempo possibile.

Nel frattempo i pagamenti continueranno (una nuova scadenza è prevista attorno alla metà del mese) perché “non c’è nessuna dichiarazione ufficiale che i pagamenti in rubli violino le sanzioni, quindi è una zona grigia”, dice il premier, ricordando che “il più grande importatore, la Germania, ha già pagato in rubli e la maggior parte degli importatori di gas hanno già aperto conti in rubli”.

(dell’inviata Silvia Gasparetto/ANSA)