Faccia a faccia Letta-Conte, avanti tra tensioni

Il leader del Partito Democratico Enrico Letta (D) con il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte (C) ed il leader della Lega Matteo Salvini (S) durante l'assemblea annuale di Confesercenti
Il leader del Partito Democratico Enrico Letta (D) con il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte (C) ed il leader della Lega Matteo Salvini (S) in una foto d'archivio. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA. – L’orizzonte è il campo largo per il 2023. Ma il rapporto fra Pd e M5s è turbolento. E, con le amministrative alle porte, per i prossimi mesi c’è il rischio di un innalzamento dei toni, visti anche gli ultimi scontri sulle armi all’Ucraina e sul termovalorizzatore di Roma. Il segretario del Pd Enrico Letta e il presidente del M5s Giuseppe Conte hanno sentito l’esigenza di un faccia a faccia. Si sono visti per un paio di ore, nella sede romana dell’Arel.

L’incontro è stato definito “cordiale come sempre, dati i rapporti personali e politici tra i due leader”, ma non sono mancati momenti della verità. Letta e Conte “non si sono nascosti le tensioni di queste ultime settimane” hanno ammesso i due staff prima di ribadire “l’intenzione e la determinazione a continuare il percorso di dialogo”.

Resta l’obiettivo di un’alleanza per le elezioni dell’anno prossimo quando – con questa legge elettorale – per battere la destra il campo progressista avrà bisogno di fare fronte comune. Ma la strada per arrivarci pare sempre più dissestata. “Io l’ho considerata un’ottima discussione – ha detto Letta dopo l’incontro – Le divergenze le assumiamo, ma abbiamo voglia di andare avanti insieme”.

Nel Pd c’è chi teme che Conte voglia spingere sui temi cari al Movimento, come ambiente e antimilitarismo, anche per ricompattare la squadra e per riaffermare la propria leadership, che deve sempre fare i conti con il peso interno del ministro degli Esteri Luigi Di Maio e con l’avvicinarsi di decisioni complicate, come quella sul doppio mandato.

Un clima che sta alimentando i malumori interni al Pd, dove non tutti digeriscono con leggerezza il patto coi Cinque Stelle, specie se dovesse implicare un addio al dialogo coi centristi di Renzi e con quelli di Calenda. Non è un caso se nel Pd si fa sempre più forte la spinta per una legge proporzionale, che permetterebbe a ognuno di fare per sé. Fra Letta e Conte, fa notare un parlamentare dem, nessuno mette in dubbio il lavoro per arrivare a un’alleanza, ma le letture e gli atteggiamenti sono diversi, con il Pd che accompagna il percorso del governo e i Cinque Stelle che invece non perdono occasione per sottolineare il loro essere “altro”.

Per adesso, il timore non riguarda l’eventualità di una rottura della maggioranza, ma se gli strappi dovessero continuare e diventare sempre più profondi – è il ragionamento – il dialogo per il campo progressista si farebbe molto più difficile. Riflessioni che hanno fatto da sfondo all’incontro fra Letta e Conte. Insieme alla campagna elettorale per le elezioni comunali del 12 giugno. Che sarà terreno minato.

Pd e 5s corrono insieme nel 70% dei centri al voto, ma qua e là sono scintille. Come a Parma, la città del primo sindaco Cinque Stelle, Federico Pizzarotti, poi uscito dal Movimento. Là, il M5s non correrà: “Il quadro che si è definito rasenta l’inverosimile – ha spiegato il senatore M5s Gabriele Lanzi – Il Pd non presenta un proprio candidato sindaco, ma ne sceglie uno nel campo dei propri avversari. E lo chiamano campo largo”. Il Pd sostiene la candidatura di Michele Guerra. E nella coalizione c’è anche la lista Effetto Parma, di Pizzarotti.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)