Fao: volano i prezzi degli alimentari, piú 30% in un anno

I cartelli che pubblicizzano l'iniziativa 'Sconti e Sicurezza' over 65 in Liguria, al Mercato Orientale
I cartelli che pubblicizzano l'iniziativa 'Sconti e Sicurezza' over 65 in Liguria, al Mercato Orientale. Archivio. ANSA/LUCA ZENNARO

ROMA.  – Corrono i prezzi dei prodotti alimentari mondiali che, nonostante la piccola tregua concessa il mese scorso, aprile, mettono a segno il 29,8% in più rispetto ad aprile 2021. La conferma arriva dall’Indice della Fao che rileva le variazioni mensili dei listini di un paniere di generi alimentari più commercializzati nel mondo.

Un rapporto molto atteso di questi tempi, che rivela l’impatto della guerra in Ucraina e non solo, nel piatto. I prezzi, come spiegano dalla Fao, “continuano a rimanere in prossimità dei massimi storici segnalati di recente, a testimoniare la persistente rigidità del mercato e il perdurare delle criticità in termini di sicurezza alimentare mondiale per le persone più vulnerabili”. Rispetto ad un anno fa, a tirare la volata  sono i cereali con listini aumentati del 34% sullo stesso mese del 2021,seguiti dai prodotti lattiero caseari del 24%, zucchero del 22%, carne del 17% dei grassi vegetali del 46%. Un trend, evidenziato dalla Coldiretti, che causa gravi carestie e fame nei paesi poveri, ma anche inflazione e aumento dell’indigenza alimentare in quelli ricchi.

Dopo la forte impennata di marzo che aveva segnato il 12,6% in più su febbraio, aprile si è chiuso con una flessione dei listini dello 0,8% su marzo. E questo grazie al calo del 3% del grano e del 5,7% degli oli vegetali, dopo che il razionamento degli oli di palma, semi di girasole e soia ne ha fatto precipitare i prezzi. Leggero aumento dello 0,2%, invece, per il grano condizionato dal blocco dei porti in Ucraina ma mitigato dalle maggiori spedizioni dall’India. Segno positivo per il riso (+2,3%), ma anche per zucchero (+3,3%), prodotti lattiero-caseari (+0,9%) e carne (+2,2%); il prezzi del pollame, in particolare, hanno sofferto dello stop delle esportazioni dall’Ucraina e dal moltiplicarsi dei focolai di influenza aviaria nell’emisfero boreale.

Palma del rincaro va al burro, dovuto all’aumento vertiginoso della domanda associato alla penuria di olio di semi di girasole e margarina. Occhi puntati, infine, sui cereali sui quali la Fao ha pubblicato le nuove previsioni. Gli scambi commerciali sono in calo dell’1,2% rispetto al livello record del 2020/21, ma non per riso (+3,8%) e grano (+1%). La produzione mondiale è in aumento dello 0,8% con 2.799 milioni di tonnellate, rispetto al 2019/20, ma se ne utilizzerà lo 0,9% in più.

Ci saranno più riserve nel 2022 (+2,8%), rispetto alle stime di inizio stagione, lasciando invariato il rapporto con l’utilizzo a un “livello di scorte complessivamente favorevole” secondo la Fao. Quanto al grano, si prevede un aumento della produzione fino a 782 milioni di tonnellate, tenuto conto di un previsto calo del 20% delle superfici coltivate in Ucraina e della diminuzione della produzione dovuta alla siccità in Marocco.

(di Sabina Licci/ANSA).