Legge elettorale: nel Pd spinta al proporzionale, big concordi

Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, parla mentre, sullo sfondo, viene proiettata un'immagine del presidente del Consiglio Mario Draghi, durante la trasmissione televisiva "Porta a Porta"
Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, parla mentre, sullo sfondo, viene proiettata un'immagine del presidente del Consiglio Mario Draghi, durante la trasmissione televisiva "Porta a Porta", Roma 01 aprile 2021. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – Nel Pd cresce la spinta al proporzionale. Un passo decisivo è stato compiuto in un seminario al gruppo alla Camera promosso da Matteo Orfini. Presenti tre ministri dem: Lorenzo Guerini, Andrea Orlando e Dario Franceschini. E Marco Meloni, coordinatore della segreteria nazionale del Pd, braccio destro di Enrico Letta.

Interventi tutti “in sintonia” con quello introduttivo di Orfini: “Costruire un sistema politico in cui sia valorizzato il principio della rappresentanza è fondamentale – ha detto il deputato dem – Il proporzionale può essere una soluzione. Questo non significa che non esistono più i poli e i campi, ma le singole forze politiche, liberate da vincoli pre-esistenti possono misurarsi con gli elettori sulla base di un profilo identitario per poi, in base al consenso, cercare di governare insieme. Non viene meno la prospettiva del campo largo”.

Enrico Letta, che ha avviato la segreteria sponsorizzando il maggioritario – con un cambio di rotta, rispetto alla strada proporzionale imboccata dal predecessore, Nicola Zingaretti – da tempo si dice disponibile a discutere sulla legge elettorale, definendo “pessima” quella attuale.

La virata dem piace a Giuseppe Conte. “Sulla legge elettorale chiedo che la soluzione sia il proporzionale: noi l’abbiamo sempre sostenuta. Su questo mi sembra che nel Pd ci siano aperture bisogna vedere se ci saranno i numeri”. L’apertura dem è confermata dalla “soddisfazione per l’iniziativa” di Orfini espressa dal Nazareno, che descrive la presenza di Meloni come un “imprimatur” di fatto del segretario: “Anche su un punto divisivo come la legge elettorale – viene spiegato – il partito si dimostra molto unito e compatto sull’avvio di un confronto che, al di là del modello, potrebbe restituire una legge che coniughi rappresentanza e governabilità”.

Malgrado la convergenza sul proporzionale, la nascita del campo largo di centrosinistra in vista del 2023 va avanti fra inciampi e frenate. Come i mal di pancia dem per i continui distinguo di Conte sulla guerra in Ucraina. “Di fronte ad una convinzione identitaria forte del M5s – ha detto Conte – alcune componenti del Pd hanno attaccato il M5s con frasi ingiuriose. Non sono stato insultato così neppure dal fronte del centrodestra, e invece lo sono stato dal Pd. Io col Pd ci voglio lavorare, però nel rispetto reciproco e per ora non mi hanno rispettato: abbiamo subito frasi irriguardose e ingiuriose, alcune sono state addirittura volgari”.

(Di Giampaolo Grassi/ANSA)

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