Eni: l’utile vola oltre tre miliardi con prezzi di petrolio e gas

Un impianto di gas. (ANSA)

ROMA. – I conti dei primi tre mesi di Eni volano con il balzo dei prezzi di gas e petrolio. L’utile operativo rettificato si è attestato a 5,19 miliardi di euro (+300%), e l’utile netto a 3,27 miliardi (+3 miliardi sullo stesso periodo del 2021). Il titolo ha chiuso in Borsa in progresso dell’1,76% a 13,39 euro per azione. Risultati, spiega l’amministratore delegato Claudio Descalzi, dovuti “al robusto andamento” dei settori ‘Estrazione e produzione’ e ‘Gas e gas naturale liquefatto’ grazie alla capacità di “catturare il rilevante aumento dei prezzi di realizzo” in borsa, alla crescita della vendita internazionale del Gnl e alla flessibilità del portafoglio di approvvigionamento di Eni.

Il segmento E&P ha visto un risultato operativo rettificato di 4,38 miliardi, con un incremento di 3 miliardi sui primi tre mesi 2021; per il gas un Ebit adjusted di 0,93 miliardi, in robusta crescita (+0,96 miliardi). Le vendite di gas naturale sono aumentate del 4%, per maggiori volumi commercializzati in Italia, in particolare nel segmento grossisti, e nei mercati europei, principalmente in Turchia.

Il prezzo del Brent è salito del 67% a 101,4 dollari al barile (60,9 nel primo trimestre 2021) mentre quello del gas è balzato del 426%. La produzione di idrocarburi del trimestre è stata di 1,65 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno in calo del 3%. Ma quello chiuso a marzo, “in un contesto di estrema volatilità dei prezzi e di incertezza a causa della guerra in corso e delle tensioni internazionali”, è stato un trimestre di “rilevanti sviluppi strategici” spiega il manager: “Abbiamo reagito con rapidità alle mutate condizioni del mercato energetico facendo leva sulla dimensione globale del nostro settore upstream e sulle consolidate relazioni con i paesi produttori”.

Quindi Descalzi ricorda gli importanti accordi in Africa stretti con al fianco il nostro governo con Algeria, Egitto, Congo e Angola per “promuovere maggiori flussi di export di gas naturale a beneficio dell’Italia e dell’Europa, nel contesto della transizione verso un’economia decarbonizzata”. Un’operazione per ridurre la dipendenza dal gas di Putin a cui, ha detto il direttore finanziario Francesco Gattei agli analisti, Eni paga in euro.

Al momento non è stato aperto un conto in rubli. Alla luce di ulteriori forniture di Gnl il colosso energetico ha rivisto al rialzo per il 2022 la guidance dell’utile operativo adjusted del segmento, a circa 1,2 miliardi di euro da 0,9 miliardi. Nei primi tre mesi, si è anche concluso l’iter di quotazione della consociata upstream norvegese, Vår Energi (di cui Eni ha ora il 64%), è stata lanciata con Bp l’integrazione dei portafogli upstream in Angola.

Plenitude, la controllata che integra le energie rinnovabili con il retail gas&power, procede verso la quotazione entro il 2022. La produzione di energia elettrica da fonti pulite è quasi quintuplicata mentre le vendite di gas retail e business sono calate del 3%. Completata nel trimestre l’offerta iniziale di sottoscrizione presso la Borsa di Londra delle azioni di Neoa, che identificherà opportunità di acquisizioni nei settori della decarbonizzazione e transizione energetica.

Migliora il business Raffinazione e marketing ma non in Italia dove ha registrato un calo del 9% e in negativo del 42% anche i volumi di lavorazioni bio. Peggiorato il segmento chimico gestito da Versalis.

(di Stefania De Francesco/ANSA)

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