Unesco, le Marche vogliono essere la Regione dei teatri

Il Teatro Pergolesi di Jesi
Il Teatro Pergolesi di Jesi

FERMO. – Le Marche puntano al riconoscimento Unesco come ‘regione dei teatri storici’. Delle oltre 160 strutture esistenti a fine Ottocento, oggi ne restano 62, restaurate con un ambizioso programma protrattosi per anni (in qualche caso ancora in corso), quasi tutte ancora attive, a parte qualcuna ferita dal sisma del 2016: dai teatri di maggiori dimensioni dei capoluoghi di provincia a quelli più piccoli delle città medie, fino alle ‘bomboniere’ dei centri minori. Un insieme unitario, pressoché unico per il numero e uniformità di diffusione.

La maggior parte è stata realizzata nel periodo tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento, a volte con rimaneggiamenti successivi. I teatri marchigiani sono già entrati nella tentative list o lista propositiva con un altro gruppo di progetti italiani.

Oggi al Teatro dell’Aquila di Fermo (uno dei più grandi con circa mille posti e cinque ordini di palchi), sindaci e i 60 rappresentanti di altrettanti Comuni hanno firmato un protocollo di intesa per la presentazione della candidatura del sito ‘Teatri Storici delle Marche’ nella lista del patrimonio mondiale Unesco, la prima candidatura promossa da una Regione.

“Una candidatura in cui il ministero della Cultura crede tanto” ha detto la sottosegretaria Lucia Borgonzoni, collegata da remoto. Per il presidente della Regione Francesco Acquaroli e l’assessore regionale Giorgia Latini, “le Marche sono la terra dei teatri gioiello, un’unicità di questo territorio che va riconosciuta a livello internazionale”.

Un riconoscimento non solo simbolico, ma che avrà ricadute sul turismo (si pensa anche ad una circuito di visita) e sull’economia locale. Oltre ad essere in linea con la strategia dei borghi seguita dalla Regione Marche e con il festival itinerante MArCHESTORIE, sulle tradizioni locali.

Acquaroli ha sottolineato l’importanza del progetto anche per la volontà di fare rete di 60 Comuni diversi (“le Marche contano quando si mettono insieme”), superando ogni campanilismo. Per l’assessore Latini, “non si tratta solo di luoghi di cultura, la loro presenza così diffusa sul territorio regionale , in centri piccoli, a volte piccolissimi, dimostra che sono anche elementi identitari delle nostre comunità” e come tali ancora utilizzati.

“Con la pandemia – ha osservato il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro – ci siamo resi conto di quanto ci mancassero questi spazi anche per socializzare. Da quando le limitazioni si sono allentate, abbiamo avuto il teatro sempre pieno”. Insomma “un patrimonio vivo e vitale” secondo il governatore.

E proprio questa potrebbe essere la carta vincente della candidatura Unesco, che premia la funzione sociale del patrimonio. Ora si apre un percorso di 18-24 mesi per l’istruttoria dell’Icomos, l’ente che valuta le candidature.

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