Faro dei partiti sulla diplomazia, firme contro Petrocelli

Vito Petrocelli
Vito Petrocelli

ROMA. – Lo spirito di Helsinki evocato da Sergio Mattarella ricompatta i partiti mentre si delinea sempre più netto un fronte “pacifista” che schiera su una linea più simile Giuseppe Conte e Matteo Salvini, con il Pd che rilancia sul ruolo dell’Europa. “Lo voglio dire con grande forza: non è che c’è qualcuno per la guerra e qualcuno che è per la pace. Il Pd spinge affinché il Governo italiano, l’Unione Europea e tutti i Paesi lavorino per bloccare l’invasione russa dell’Ucraina” ribadisce il segretario del Pd Enrico Letta in visita a Genova.

Per il leader dem è attorno al ruolo della Nazioni Unite che deve partire il filo per un negoziato di pace. “noi ci crediamo e vogliamo che l’Europa intera spinga in questa direzione” dice Letta. “Più armiamo una parte più la pace si allontana” mette in guardia Matteo Salvini che conferma di aver chiesto agli altri leader di incontrarsi “per parlare di pace: spero che in settimana prossima si riesca a farlo”.

Il leader del Movimento, che ha intimato al governo di attenersi strettamente ad una logica “difensiva” nell’invio di nuovi armamenti all’Ucraina, però dice di non aver “sentito nessuno”. “Sento il M5s” taglia corto a chi gli chiede se non sia risorto un asse con la Lega in chiave pacifista. Conte in queste ore ha altre beghe da risolvere.

C’è’ il nodo del presidente pentastellato della Commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli, inviso ormai da tutto l’arco parlamentare per la sua posizione sulla Russia e sulla guerra. A palazzo Madama circola la bozza di una lettera indirizzata alla Presidente del Senato: è stata firmata da tutti i componenti della Commissione tranne che da Alberto Airola, senatore pentastellato che nei giorni scorsi aveva difeso Petrocelli per il ruolo superpartes svolto in Commissione.

Nella lettera i senatori esprimono “profonda preoccupazione” per l’operatività della Commissione e per la “credibilità e l’onorabilità dell’Istituzione che rappresentiamo”. E’ un passo in avanti anche se al momento non sufficiente a trovare una soluzione per la sostituzione del senatore. La capogruppo 5 Stelle al Senato, Mariolina Castellone, ha chiarito di non avere intenzione di trasferirlo ad altra Commissione, come le avevano chiesto di fare gli altri partiti: “Non è nostra intenzione fare forzature che potrebbero determinare un precedente pericoloso”.

Castellone invece andrà avanti con il progetto di espulsione di Petrocelli dal gruppo M5s: potrà farlo solo lei e solo nei prossimi giorni, quando sarà operativo il nuovo regolamento del suo gruppo, modificato proprio per evitare possibili ricorsi . E’ questa la strada scelta dal M5s, visto che anche un provvedimento di espulsione dal Movimento potrebbe essere vanificato da una sentenza giuridica che dovesse colpire la governance statutaria 5 Stelle, azzerando anche i poteri dei probiviri chiamati ad irrogare la sanzione di espulsione.

Ma non sarà l’espulsione a risolvere il nodo della Presidenza della Commissione, considerato che il regolamento di palazzo Madama vieta la decadenza dall’incarico di un senatore che sia stato allontanato dal suo gruppo di provenienza. La strada delle dimissioni in blocco dei componenti resta quindi, secondo fonti parlamentari, percorribile: per arrivarci serve tuttavia un accordo politico per la rielezione del nuovo presidente.

Intesa che, secondo rumors, sarebbe stata trovata sul nome della pentastellata che siede in Commissione, Simona Nocerino. Sul suo nome ci sarebbe il via libera di rappresentanti di peso degli altri partiti che fanno parte dell’organismo. Al contrario di Ettore Licheri, che, sempre secondo indiscrezioni, sarebbe il candidato che avrebbe preferito Giuseppe Conte.

di Francesca Chiri/ANSA)

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