Nel primo trimestre 2022 meno pensioni, per le donne un importo minore del 35%

Pensionati davanti un ufficio dell' Inps.
Pensionati davanti un ufficio dell' Inps. (ANSA)

ROMA. – Si allarga il divario tra gli importi medi delle pensioni degli uomini e delle donne: nel primo trimestre del 2022 – secondo quanto emerge dal Monitoraggio sui flussi di pensionamento dell’Inps – l’importo medio della pensione delle donne era di 991 euro, del 34,8% inferiore a quello medio degli uomini (1.520 euro). Ma la differenza nella media del 2021 era tra 1.441 euro per gli uomini e 1.024 euro per le donne con un gap del 29,2%.

Il dato risente del maggior numero di pensioni anticipate (quelle basate su un numero più alto di anni di contributi) per gli uomini e dell’alto numero di pensioni ai superstiti per le donne. Nel primo trimestre del 2022 le nuove pensioni (vecchiaia, anticipate, invalidità e superstiti) erogate nel complesso sono state 180.757 con un calo del 19,8% sullo stesso periodo del 2021.

Si riducono del 20% le pensioni di vecchiaia mentre i trattamenti anticipati tengono (da 71.798 a 71mila) anche grazie alla coda di Quota 100. La misura introdotta dal Governo Gialloverde nel 2019 che prevede l’uscita anticipata con almeno 62 anni di età e 38 di contributi si è esaurita nel 2021, ma nei primi mesi del 2022 hanno ottenuto la pensione coloro che avevano maturato i requisiti negli ultimi mesi del 2021 e hanno dovuto aspettare la finestra mobile (tre mesi per il lavoro privato e sei mesi per il pubblico).

L’importo medio delle nuove pensioni decorrenti nel 2022 è di 1.242 euro (complessivo per uomini e donne) con 832 euro per quelle di vecchiaia (compresi gli assegni sociali), 1.911 per quelle anticipate, 779 per quelle di invalidità e 783 per quelle ai superstiti. La pensione media è di 1.447 euro al mese per il fondo lavoratori dipendenti, di 2.088 euro per la gestione dei pubblici e di 304 euro medi appena per i parasubordinati.

Per gli autonomi la pensione media è di 856 euro. L’Inps ricorda che per il 2022 sia i requisiti di età per la vecchiaia (67 anni per uomini e donne), sia quelli di anzianità contributiva per la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi per gli uomini, 41 e 10 mesi per le donne), sono rimasti immutati rispetto al 2021. Si è invece esaurita Quota 100 ed è stata introdotta Quota 102 (almeno 64 anni di età con 38 di contributi).

Sono stati confermati Opzione donna e i canali di uscita più favorevoli per i lavoratori precoci e per gli addetti a mansioni “gravose” e a lavori usuranti. Il totale delle pensioni con decorrenza nel 2021 è di 860.501, per un importo medio mensile alla decorrenza di 1.210 euro: di queste, 480.999 sono riferite a donne, per un importo medio mensile di 1.024 euro, e 379.502 a uomini, con 1.446 euro mensili.

Sono cresciute le pensioni anticipate rispetto a quelle di vecchiaia a causa del calo di queste ultime – nel 2021 erano il 42% in più per il totale delle gestioni e nel primo trimestre 2022 il 75% in più. In pratica le pensioni anticipate sono nel trimestre 71mila a fronte 40.514 pensioni di vecchiaia al netto delle pensioni e degli assegni sociali. Le pensioni di invalidità previdenziale nel trimestre sono appena 5.469 mentre le pensioni ai superstiti sono 44.149. Gli assegni sociali sono 19.625.

L’Anpal ha diffuso i dati sui beneficiari del reddito di cittadinanza non esonerati dalla sottoscrizione del Patto per il lavoro che a fine 2021 erano 1.055.623 spiegando che tra questi, circa il 20% (212.000) aveva un rapporto di lavoro attivo alla data di osservazione. Nel 45,3% dei casi si tratta di rapporti a termine, di cui quasi la metà con durata inferiore ai 6 mesi.

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