Ergastolo a Kavala, sostenne le proteste anti-Erdogan

Il filantropo turco Osman Kavala. Ansalatina.

ISTANBUL. – Carcere a vita per Osman Kavala. È stata accolta con grida di rabbia e lacrime dai presenti in aula la sentenza dei giudici del tribunale di Istanbul, che hanno condannato all’ergastolo il filantropo turco Osman Kavala per il suo sostegno alle proteste di massa di Gezi Park del 2013 contro il presidente Recep Tayyip Erdogan.

Il pubblico ha intonato gli slogan di quella contestazione mentre venivano portati via dagli agenti di polizia gli altri 7 imputati, anche loro condannati a 18 anni di reclusione con ordine immediato di arresto. Una sentenza definita da Amnesty International “un colpo devastante” per i diritti umani in Turchia, mentre dall’Europa, che ha seguito a lungo la vicenda inviando i suoi diplomatici alle udienze, piovono critiche ad Ankara, con la Germania che chiede la “liberazione immediata” dell’attivista.

Cala così il sipario sulla vicenda giudiziaria legata alle manifestazioni di quasi 10 anni fa, iniziate come protesta ambientalista a Istanbul e ben presto allargatesi a tutto il Paese, coinvolgendo milioni di persone e diventando un símbolo della Turchia alternativa alla visione politica del suo presidente. Kavala, uomo d’affari impegnato per i diritti delle minoranze curda e armena, sostenne quelle dimostrazioni fin dall’inizio e oggi è stato condannato all’ergastolo “aggravato”, una sorta di 41 bis per avere “tentato di rovesciare il governo”.

Il filantropo è molto noto non solo in Turchia ma anche in Europa, come dimostrato dalla folta presenza di diplomatici dei Paesi occidentali che hanno regularmente partecipato alle udienze come osservatori. Un interesse considerato scomodo da Erdogan, che a ottobre minacciò di espulsione, per poi fare un passo indietro, 10 diplomatici occidentali – tra cui gli ambasciatori di Usa, Francia e Germania – che lanciarono un appello per la sua liberazione nel quarto anniversario dell’arresto.

La carcerazione in attesa di giudizio dell’attivista era già costata ad Ankara l’apertura di una procedura di infrazione da parte del Consiglio d’Europa a causa della mancata liberazione, sollecitata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2019.

E prima della condanna di oggi, il relatore sulla Turchia del Parlamento europeo Nacho Sanchez Amor aveva affermato che il rilascio di Kavala sarebbe stato “necessario” per portare avanti il processo di adesione del Paese all’Unione europea.

Da quando è stato incarcerato, il filantropo è stato spesso preso di mira da Erdogan, che lo ha più volte accusato, con tono di spregio, di essere un rappresentante in Turchia di George Soros, alla luce dei suoi legami con la fondazione del magnate ungherese, Open Society. Nel 2018, l’ong decise di chiudere i propri uffici a Istanbul e Ankara a causa di pressioni contro esponenti della società civile turca.

“Il peggiore esito possibile”, ha affermato la direttrice associata di Human Rights Watch, Emma Sinclair-Webb, definendo la condanna di oggi “crudele e malvagia”. Amnesty International, tramite il direttore Nils Muiznieks, ha fatto sapere che continuerà a chiedere la liberazione dell’attivista, condannando la sentenza e definendo il processo come “una parodia motivata politicamente” e un “tentativo di mettere a tacere le voci indipendenti”.

(di Filippo Cicciù/ANSA).