Francia – Picciani (PD): “Chiusa la sfida presidenziale si apre la corsa al Parlamento”

Emmanuel Macron, presidente della Francia

MADRID – “C’è stata una mobilitazione molto forte per Macron da parte di tutte le comunità straniere. D’altronde, mentre il programma di Macron è orientato a mantenere il paese aperto verso l’Europa e verso gli altri continenti, quello di Marine Le Pen lo è di chiusura. Quindi, di pericolo per la quotidianità di molti di noi. La comunità italiana, all’inizio, ha vissuto questa elezione presidenziale con un po’ di apprensione. Poi, negli ultimi giorni, con più serenità. Dal dibattito televisivo di mercoledì scorso era chiaro a tutti che Marine Le Pen avrebbe perso. Siamo andati tutti a votare per Macron coscienti che comunque il peggio non sarebbe accaduto”. Lo ha affermato Massimiliano Picciani, presidente dell’Assemblea Estero del PD e residente in Francia da oltre 15 anni, conversando con la “Voce” nel corso della prima “Diretta Instagram” del nostro Giornale.

Non poteva esserci occasione migliore per la “Diretta” Instagram che arricchisce con un nuovo prodotto l’offerta della Voce sui “social-network”. Le elezioni presidenziali in Francia, infatti, non rappresentavano solo la sfida tra Emmanuel Macron, che aspirava alla rielezione, e Marine Le Pen, leader dell’estrema destra che tentava per l’ennesima volta la conquista dell’Eliseo; ma anche, anzi soprattutto, la sfida tra europeismo e sovranismo. Ha vinto il primo, ma il 41 per cento dei voti ottenuti da Le Pen indicano che la partita non è chiusa. Sarà quindi necessario che la politica, in Europa, realizzi una profonda autocritica e intraprenda un cammino che dia un contenuto più profondo all’Unione Europea e l’avvicini sempre più ai cittadini.

– Nonostante la sconfitta, Le Pen ha ottenuto un ottimo risultato al superare la soglia “psicologica” del 40%. Cosa cambierà nella scena politica francese?

– Effettivamente i dati sono questi. Cosa cambierà… in realtà, tutto e nulla.  Emmanuel Macron resta all’Eliseo. Quindi, la sfida presidenziale è chiusa. Ora inizieranno le negoziazioni tra i partiti per le prossime Legislative che si terranno il 12 e il 19 giugno prossimo. Ciò che è emerso da queste presidenziali è l’esistenza di tre blocchi: quello attorno a Emmanuel Macron; quello di estrema destra, che è stato sconfitto alle presidenziali; e quello di una sinistra abbastanza radicale, che non è andato al ballottaggio ma che tuttavia esiste. Bisognerà vedere se, dopo le elezioni legislative di giugno, ci sarà una maggioranza parlamentare favorevole a Macron, oppure se questa gli sarà ostile. Insomma, se sarà di estrema destra o di estrema sinistra. Nel secondo caso, Macron sarà obbligato a una coabitazione. Il prossimo Presidente del Consiglio potrebbe non essere un esponente vicino a Macron. Tutte le opzioni sono aperte.

Marine Le Pen

– Macron, non potrà ripresentarsi per un terzo periodo. La legislazione francese non lo permette. Quindi potrebbe decidere di portare avanti anche politiche impopolari. C’è, di fatto, chi ritiene che potrebbe assumere atteggiamenti molto più neoliberali. Come crede che si orienterà?

– Ancora una volta dipenderà molto da come andranno le elezioni legislative. Se avrà una maggioranza forte, potrà continuare con le politiche che ha fatto finora. Altrimenti, se dovrà costruire una maggioranza parlamentare e dovrà tener conto dell’estrema sinistra o dell’estrema destra, le cose potrebbero cambiare, in un senso o nell’altro. Ad esempio, potrebbe moderare le politiche liberiste che ha fatto in questi anni, per un’apertura verso le forze di sinistra. O potrebbe, al contrario, fare politiche nazionaliste ancora più dure, per cercare in qualche modo di avere consensi nell’area dell’estrema destra. Macron ha vinto le presidenziali, ma non le legislative… per adesso. Solo dopo giugno sarà possibile capire in quale direzione potrà muoversi. Adesso ha fatto una campagna molto sociale per assicurarsi i voti di quel pezzo di sinistra che lo ha votato al ballottaggio. Si vedrà nelle prossime parlamentari come le cose evolveranno.

– Si sa già dove è stata registrata la maggiore affluenza di elettori? Nei centri urbani… nella provincia?

– Non si sa di preciso perché i seggi chiudono alle 18 in campagna e alle ore 20 in città. Quindi è ancora presto per capire qual è la differenza di affluenza fra centri urbani e provincia. Quello che si sa, stando agli exit-poll, è che la tendenza nelle campagne e nei territori ultramarini, ad esempio in Guyana, nei Caraibi e Martinique, Marine Le Pen ha vinto. Ha avuto un vantaggio importante. L’elettorato di Macron è rimasto fedele e, ad esso, si è aggiunto quello di sinistra. Quindi, per il momento, non abbiamo una indicazione chiara.

– La débâcle della sinistra tradizionale, l’esistenza di una estrema destra così forte potrebbero portare l’estrema sinistra verso una evoluzione che la trasformi in una sinistra più di governo?

– È possibile che a sinistra ci sia una evoluzione in questo senso. C’è stata la dichiarazione di Jean-Luc Melenchon, che è stato il batiscafo del movimento e la persona che ha avuto più voti a sinistra. Ha assicurato che lavorerà per una coalizione nelle legislative capace, come dicevo all’inizio, di ottenere una maggioranza parlamentare e di fare un governo di coabitazione con Macron. Quindi bloccarlo soprattutto sulle politiche sociali. Per quanto riguarda Marine Le Pen, sicuramente ha ottenuto un risultato importante. Lei partiva già dal suo 24%, più il 7% di Eric Zemmour. Ha aggiunto un 10% di voti… È chiaro che c’è qualcosa che si muove in Francia, dal punto di vista politico. Non ha comunque vinto… ancora una volta, per la terza volta di fila, non è riuscita a vincere. Si vedrà se riuscirà ad avere una maggioranza politica in Parlamento.

– Queste elezioni sono state anche una sfida tra europeismo e sovranismo. Che effetti potrebbe avere il risultato ottenuto da Le Pen sul resto dell’estrema destra? Ci riferiamo a Vox, in Spagna; al Partito della Libertà, in Austria; a Fratelli d’Italia, in Italia solo per nominarne alcuni.

– È un risultato in linea con la tendenza degli ultimi anni. C’è un pezzo di società nell’Europa occidentale che vota per i partiti sovranisti. La tendenza si conferma. Una vittoria di Marine Le Pen avrebbe potuto effettivamente cambiare le cose anche per gli altri partiti sovranisti d’Europa. Questo risultato, rinforza lo slancio politico, ma non garantisce una loro vittoria.

– Quanto hanno inciso la guerra in Ucraina e i finanziamenti ricevuti da Le Pen dalla Russia, finanziamenti che sono stati anche affrontati nel corso del dibattito televisivo tra i candidati, così come lo stesso dibattito a pochi giorni dalle elezioni?

– Sicuramente la guerra in Ucraina ha fatto sì che buona parte della destra moderata si orientasse, già dal primo turno, verso Emmanuel Macron. Sicuramente Macron è stato confortato dal fatto di essere il Presidente al momento della guerra e quindi a presentarsi come un polo attorno al quale unirsi in un momento difficile. Tutta l’area più moderata, quella, detto tra virgolette, responsabile del paese, ha sicuramente guardato a lui come punto di riferimento. In quanto al finanziamento di Putin, è stato un tema importante durante il dibattito. Macron ha ricordato pubblicamente a Marine Le Pen, che lei aveva avuto dei finanziamenti importanti dal Cremlino.

– L’ha messa in grande difficoltà…

– Assolutamente. Dopodiché, c’è un fatto che mi pare abbastanza evidente: è riuscita ad ottenere comunque il 41% dei voti. Nonostante tutte le accuse e la guerra in corso provocata da Putin. Ciò vuol dire che, per quella parte dell’elettorato che ha votato Le Pen, il fatto che lei abbia avuto finanziamenti dalla Russia è relativamente poco importante. Le Pen si fa portavoce di un pezzo di società che ha problemi di vita quotidiana e non ha interesse in quelli internazionali. Non arriva nemmeno a vedere cosa accade al di fuori dei confini francesi. Quindi, l’accusa d’avere accettato questi finanziamenti, l’ha screditata verso una parte del paese, quella moderata e responsabile che comunque non l’avrebbe votata. Ma non ha avuto alcun effetto sul suo elettorato, che si è comunque mobilizzato per lei.

– I francesi hanno votato anche all’estero. Hai accennato ad alcuni paesi oltreoceano in cui la maggioranza si sarebbe pronunciata a favore di Le Pen. Ma nel loro complesso, prendendo in considerazione anche chi risiede in Europa, i francesi all’estero come sono orientati?  Il loro voto come inciderà sui risultati finali?

– Non penso che numericamente influiscano molto. Sono meno degli italiani all’estero. Bisognerà vedere i risultati finali. Non sono ancora ufficiali, quindi non si hanno ancora dati precisi. L’importante è che, alle legislative, i francesi all’estero dispongono di 12 deputati e sei senatori. Quindi anche lì, nel caso di una maggioranza politica difficile da definire in Parlamento, il voto dei francesi all’estero sarà importante come lo è stato quello degli italiani nel 2013 per il Partito Democratico.

Mauro Bafile

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