Francia: ecco il Macron 2.0, ma il difficile viene adesso

Fans del presidente Emmanuel Macron festeggiano la vittoria nelle elezioni presidenziali sotto la Torre Eiffel.
Fans del presidente Emmanuel Macron festeggiano la vittoria nelle elezioni presidenziali sotto la Torre Eiffel.(Photo by Ludovic MARIN / AFP)

PARIGI. – Nasce il quinquennio Macron 2.0 ma il difficile viene adesso: come mantenere le promesse ambiziose di riforme, a cominciare da quella delle pensioni che infiammò le piazze già tre anni fa? Soprattutto se le elezioni legislative di giugno per rinnovare il parlamento non porteranno al presidente rieletto una maggioranza affidabile.

In agguato c’è Jean-Luc Mélenchon, che ha già annunciato il suo progetto di guidare il governo riunendo la sinistra. Il presidente potrebbe rispondere, secondo le analisi di questi giorni, con la creazione del “nuovo grande movimento politico” da lui annunciato la sera della vittoria al primo turno, 15 giorni fa. En Marche!, il movimento creato da Macron per accompagnarlo nella corsa all’Eliseo di 5 anni fa e per dar vita alla maggioranza, non sembra poter garantire la tenuta di un governo.

Il presidente, nella breve campagna elettorale, ha cercato di attirare soprattutto reduci della sinistra, che a parte i radicali della France Insoumise di Mélenchon sono ormai alla deriva: socialisti, comunisti e anche Verdi, che con Yannick Jadot hanno rappresentato la delusione più cocente delle elezioni in un momento in cui i temi dell’ecologia sono dominanti. In un paesaggio politico completamente disfatto – con i socialisti che fino a 5 anni fa esprimevano il presidente della Repubblica ridotti all’1,7% di Anne Hidalgo, e i Républicains gollisti al 4,78% di Valérie Pécresse – Macron non ha altra scelta che continuare ad attirare fuoriusciti degli ex partiti tradizionali.

Con il rischio che accanto ad ex gollisti si ritrovino ex socialisti, ecologisti e centristi. Nei prossimi giorni, come prassi e come confermato dallo stesso interessato, il premier in carica, Jean Castex, si dimetterà in attesa delle elezioni legislative del 12 e del 19 giugno. Se Mélenchon riuscirà nell’impresa di coagulare i reduci della sinistra e ottenerne l’appoggio, la prospettiva è quella di una coabitazione – presidente centrista e liberal con premier di sinistra radicale – a dir poco problematica.

Se Macron darà vita al suo nuovo movimento politico ed ottenesse la maggioranza anche alle legislative, partirebbe il toto-premier: escluso un ritorno di Edouard Philippe, in pole position per il dopo-Macron nel 2027, si fa il nome dell’attuale ministro dell’Agricoltura, Julien Denormandie.

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