Da guerra e prezzi più rischi Pil, risale produzione

Un opeario in una acciaieria. (ANSA)

ROMA.  – La produzione industriale è tornata a crescere a un buon ritmo e a febbraio è praticamente riuscita a recuperare il terreno perso durante i due mesi precedenti.

Ma il dato di febbraio non tiene conto degli effetti della guerra in Ucraina, scoppiata a fine mese, e le previsioni dell’Istat lasciano intravedere un futuro di grande incertezza alla luce delle pesanti conseguenze che il conflitto tra Mosca e Kiev sta scatenando. Con un occhio particolare a quello che rappresenta il rischio principale per il futuro della crescita, overo l’inflazione.

“Alla crisi sanitaria in attenuazione si è sovrapposto il conflitto tra Russia e Ucraina che ha aumentato l’incertezza e accentuato fortemente le tensioni nei mercati delle materia prime”, sottolinea l’Istat che oggi ha pubblicato la nota mensile di marzo sull’andamento dell’economia italiana.

E avverte che “l’impatto della guerra sull’economia italiana rimane di difficile misurazione e si innesta all’interno di una fase del ciclo caratterizzata da una crescita di alcuni settori economici, degli investimenti e del mercato del lavoro”.

Al momento comunque gli ultimi dati disponibili per quello che riguarda la produzione industriale sono quelli diffusi oggi relativi al mese di febbraio, che rilevano un deciso rimbalzo congiunturale dell’indice, pari al 4%. E positivo è anche il confronto con un anno prima (+3,3%) e con il valore di febbraio 2020, mese antecedente l’inizio dell’emergenza sanitaria: il livello destagionalizzato dell’indice della produzione industriale di febbraio 2022 è infatti maggiore del 2,5%.

Nella media degli ultimi tre mesi, tuttavia, la dinamica congiunturale resta negativa e ipotizzando per marzo un livello dell’attività economica uguale a quello di febbraio, nel primo trimestre 2022 la produzione si sarebbe ridotta dello 0,9%.

Tuttavia, secondo gli analisti dell’istituto di statistica, l’attuale tasso di investimento, sui livelli del 2008, e la propensione al risparmio ancora elevata potrebbero rappresentare dei punti di forza per la ripresa della crescita económica incidendo sulle aspettative degli operatori. In questo scenario, avvertono però, la forte accelerazione dell’inflazione, condizionata dall’andamento dei prezzi dei beni energetici, “costituisce ancora il principale rischio al ribasso”.

L’indice destagionalizzato mostra aumenti mensili in tutti i raggruppamenti principali di industrie con variazioni positive per i beni di consumo (+5,2%), quelli intermedi (+3,5%), i beni strumentali (+2,7%) e, in misura inferiore, l’energia (+0,9%).

L’Istat spiega inoltre che in termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 20 come a febbraio 2021), sia l’indice generale sia quelli settoriali mostrano aumenti apprezzabili. Rialzi tendenziali rilevanti caratterizzano i beni di consumo (+5,8%), l’energia (+4,5%), e i beni strumentali (+2,8%).

I settori di attività economica che registrano gli incrementi tendenziali maggiori sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+16,8%), le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+11,7%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+8,3%).

In flessione sono invece le attività estrattive (-15,0%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-3,8%) e la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-2,9%).

Un anticipo di più fosche previsioni arriva invece dalla Germania, dove le stime di primavera dei principali istituti economici tedeschi presentate oggi parlano di un’economia che scivolerà in una “acuta recessione” nel 2023, nel caso di uno stop del gas russo. Diw, Ifo, Ifw, Iwh, Rwi hanno rivisto le stime di crescita del paese nel 2022 al 2,7%,  dal 4,8% anticipato in autunno. Mentre nel caso di uno stop del gas russo, il Pil potrebbe crescere ancora solo dell’1,9% . E per il 2023 la stima è del 3,1%, con il rischio però di una recessione se si arrivasse alla fine delle consegne del gas dalla Mosca.

(Angelica Folonari/ANSA).

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