Fao:volano prezzi alimentari spinti da guerra

Una signora con il carrello della spesa. (ANSA)

ROMA.  – Volano i prezzi mondiali di grano, mais e orzo, come di zucchero, olio di semi di girasole e carne.

A marzo, i prezzi dei prodotti alimentari hanno toccato il “livello più alto di sempre”, spinti dalla dall’invasione russa dell’Ucraina che ha causato uno shock sui mercati dei cereali e degli oli vegetali. A dirlo è l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione.

L’indice del prezzo alimentare della Fao è salito del 12,6% a marzo rispetto a febbraio, toccando un nuovo record dalla sua creazione nel 1990. Un aumento, principalmente imputabile all’aumento dell’indice dei prezzi dei cereali che a “marzo ha superato del 17,1% quello di febbraio”.

“La guerra in Ucraina ha peggiorato le cose: con l’aumento dei prezzi dell’energia parallelamente ai prezzi dei generi alimentari il potere d’acquisto dei consumatori vulnerabili è ulteriormente diminuito”, ha commentato il direttore generale della Fao Qu Dongyu alla 169a Sessione del Consiglio dell’Agenza dell’Onu. Con il rischio della speculazione. “Già prima del conflitto in Ucraina, col Covid e la crisi energetica, abbiamo avuto un aumento costante dei prezzi dei beni agricoli primari. Non possiamo escludere fenomeni speculativi attorno a questi beni”, ha osservato  il vicedirettore della Fao Maurizio Martina.

Una situazione critica, avverte la Coldiretti, “che nei Paesi più ricchi provoca inflazione, mancanza di alcuni prodotti e aumenta l’area dell’indigenza alimentare ma anche gravi carestie nei Paesi meno sviluppati”.

Non bisogna dimenticare che Russia e Ucraina erano considerate il granaio di Europa e anche negli ultimi tre anni, hanno rappresentato circa il 30 e il 20 per cento delle esportazioni mondiali, rispettivamente, di grano e mais.

“C’è un problema di prezzi”, afferma il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, ma “non abbiamo segnali di allarme rispetto alla quantità di prodotti che arrivano nel nostro Paese”. A livello europeo “stiamo rispondendo” con i terreni a riposo che torneranno a essere seminati, “ma non è sufficiente. Va aumentata la produzione di beni primari, come olio di girasole, mais, frumento, ma a livello europeo la sicurezza alimentare è garantita, vero tema che l’Europa debe affrontare è l’energia”.

Nel corso del mese, rileva la Fao, i prezzi mondiali del grano sono aumentati del 19,7%, aggravati dalle preoccupazioni per le condizioni delle coltivazioni negli Stati Uniti d’America. Nel frattempo, i prezzi del mais hanno fatto registrare un aumento del 19,1% su base mensile, raggiungendo un livello record, insieme a quelli dell’orzo e del sorgo.

Importante anche l’aumento dell’Indice Fao dei listini degli oli vegetali che segna +23,2%, a causa dell’incremento delle quotazioni dell’olio di semi di girasole, di cui l’Ucraina è il principale esportatore mondiale. Lo zucchero segna invece un aumento del 6,7% rispetto a febbraio, con oltre un +20% rispetto a marzo 2021, la carne del 4,8%, raggiungendo il suo massimo storico.

La Fao stima una crescita delle scorte mondiali di cereali a fine 2022 del 2,4%, rispetto ai livelli iniziali, soprattutto per le maggiori riserve di grano e mais in Russia e Ucraina a seguito di una previsione di esportazioni in calo.

L’organizzazione ha invece ridotto le sue previsioni di scambi mondiali di cereali nell’anno in corso a 469 milioni di tonnellate, segnando una contrazione rispetto al livello del 2020/21, in gran parte a causa della guerra in Ucraina e sulla base delle informazioni attualmente disponibili.

Le aspettative indicano che l’Unione Europea e l’India aumenteranno le esportazioni di grano, mentre Argentina, India e Stati Uniti esporteranno più mais, andando parzialmente a compensare la perdita di esportazioni dalla regione del Mar Nero.

(di Arabella Marconi/ANSA).

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