ROMA. – È riuscita a stare in piedi e camminare di nuovo una donna affetta da una rara malattia neurodegenerativa che l’aveva costretta a letto da oltre 18 mesi: il suo midollo spinale è stato riattivato grazie ad elettrodi impiantati direttamente nei nervi e che generano impulsi elettrici, regolando la pressione sanguigna. Lo straordinario risultato si deve a ricercatori dell’Ospedale Universitario di Losanna (Chuv) e della Scuola politecnica federale di Losanna (Epfl), in Svizzera, che hanno pubblicato lo studio sul The New England Journal of Medicine.
Adesso l’obiettivo è rendere la terapia disponibile e alla portata di tutti coloro che ne hanno bisogno. Nirina, la paziente, ha 48 anni e soffre da più di 4 anni di atrofia multisistemica di tipo parkinsoniano (Msa-p): è una forma di atrofia degenerativa che include sintomi come rigidità muscolare, tremore irregolare a scatti, instabilità posturale, movimenti estremamente rallentati e difficili da controllare e per la quale non esiste cura.
La malattia provoca anche la morte dei neuroni responsabili del controllo della pressione sanguigna: ciò vuol dire che se il paziente cerca di mettersi in posizione eretta la pressione si abbassa vertiginosamente di colpo, provocando svenimenti e crisi e costringendo la persona a rimanere perennemente sdraiata.
L’impianto, inizialmente pensato per persone paralizzate in seguito a incidente, era già stato testato su pazienti tetraplegici sempre per il trattamento della pressione sanguigna, ma questa è la prima volta che viene applicato per questo genere di disturbi. Gli elettrodi impiantati sono collegati ad un generatore di impulsi, che viene già comunemente usato per il trattamento del dolore cronico, e hanno permesso al corpo della paziente di migliorare la propria capacità di controllare la pressione, consentendole di rimanere cosciente quando si trova in posizione eretta e di iniziare la fisioterapia.
Con l’aiuto di un telecomando, inoltre, Nirina ha potuto controllare in prima persona l’intensità della stimolazione: in questo modo è riuscita a rimettersi in piedi e a camminare per più di 250 metri, dopo 1 anno e mezzo passato interamente a letto. Per Jocelyne Bloch, di Chuv e Università di Losanna, una delle coordinatrici della ricerca, il risultato apre la strada ad altre importanti scoperte nel trattamento delle malattie degenerative:
“Abbiamo già visto come questo tipo di terapia può essere applicato a pazienti con una lesione del midollo spinale”, commenta, “ma ora possiamo esplorare le applicazioni anche in altri campi: questa è la prima volta che riusciamo a migliorare le condizioni di un paziente affetto da Msa”.
Grégoire Courtine dell’Epfl, l’altro coordinatore dello studio, aggiunge: “Inizialmente la nostra tecnologia non era pensata per questo scopo, ma adesso abbiamo intenzione di sviluppare un sistema mirato specificamente per questa tipologia di problemi – conclude – per cercare di aiutare quante più persone è possibile”.
(di Benedetta Bianco/ANSA)