Economia circolare: Italia leader, riciclo al 68%

riciclo rifiuti
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ROMA.  – L’Italia si conferma leader in Europa nel settore dell’economia circolare. Un dato su tutti: il riciclo dei rifiuti ha raggiunto quasi il 68%, il livello più elevato nell’Unione europea.

Anche per i rifiuti speciali facciamo registrare un altro primato: al 2018 il nostro Paese ha avviato a riciclo la quota maggiore, circa il 75%.  Chiudono il cerchio i rifiuti urbani dove, nel 2020, l’Italia si attesta al 54,4%, a fronte del 47,8% registrato nell’Ue.

Ma attenzione a non adagiarci sugli allori. Investiamo, infatti, ancora poco in ecoinnovazione, dove nel continente siamo solo al 13° posto, e fatichiamo in altri settori, come quello del consumo di suolo e della riparazione di beni.

A delineare questo quadro è il Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2022, realizzato dal CEN (Circular Economy Network), rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in collaborazione con Enea.

Tra le cinque maggiori economie al centro dell’analisi Italia e Francia fanno registrare le migliori performance di circolarità, seguite da Spagna, Polonia e Germania. Nel 2020, ultimo anno di dati disponibile, il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo nell’Ue è stato pari al 12,8%, mentre in Italia il valore ha raggiunto il 21,6%, secondo solamente a quello della Francia (22,2%) e di oltre otto punti percentuali superiore a quello della Germania (13,4%).

Il nostro Paese, nel complesso, tiene quindi le posizioni conquistate negli anni, ma allargando lo sguardo a livello globale l’economia circolare non sembra decollare. Nel mondo, tra il 2018 e il 2020, il tasso di circolarità è sceso dal 9,1% all’8,6%. Negli ultimi cinque anni i consumi sono cresciuti di oltre l’8%, a fronte di un incremento del riutilizzo di appena il 3%. Sintetizzando: sprechiamo ancora una gran parte dei materiali estratti dagli ecosistemi.

Ma c’è anche un altro problema: non si riesce, Italia compresa, a centrare l’obiettivo del disaccoppiamento tra crescita economica e uso delle risorse.

Ciò significa che Pil e consumo di materiali viaggiano in parallelo e la ripresa del 2021, dopo lo shock pandemico, mostra come i due valori si stiano riportando sugli stessi livelli precedenti alla pandemia. Eppure le contromisure alla carenza e al sovrapprezzo delle materie prime potrebbero venire proprio dell’economia circolare.

A indicare la via della simbiosi industriale è il direttore del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali di Enea, Roberto Morabito: “Come avviene in altri Paesi anche l’Italia dovrebbe dotarsi di un Programma nazionale per la simbiosi industriale, così da massimizzarne le potenzialità e assicurare tracciabilità e contabilità delle risorse scambiate”.

“Il potenziale vantaggio economico per lo scambio di risorse in Europa – spiega Morabito – è stimato tra i 7 e i 13 miliardi di euro, a cui aggiungere oltre 70 miliardi per costi di discarica evitati”.

Anche per il presidente del CEN, Edo Ronchi, “l’economia circolare può fare la differenza, trovando all’interno del Paese le risorse che è sempre più costoso importare”. Per Ronchi “l’obiettivo che l’Italia si deve porre è raggiungere il disaccoppiamento tra crescita e consumo di risorse”.

(di Marco Assab/ANSA).

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