Guerra Ucraina, Draghi: “Noi garanti”. Ma spiazza la giravolta di Putin sul gas

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, incontra i giornalisti della Stampa Estera, presso la sede dell'Associazione
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, incontra i giornalisti della Stampa Estera, presso la sede dell'Associazione. (Ufficio Stampa Presidenza del Consiglio)

ROMA. – “Tutti desideriamo uno spiraglio di luce, ma tutti dobbiamo stare con i piedi per terra”. Pure se le parti sembrano “un po’ avvicinate” i tempi non sono “ancora maturi” per una soluzione del conflitto in Ucraina e il presidente del Consiglio Mario Draghi non smette di predicare cautela.

C’è ancora “scetticismo” sulle reali intenzioni dello Zar, dice davanti alla stampa estera mentre racconta della sua telefonata con Vladimir Putin e della richiesta arrivata da Mosca, così come da Kiev a inizio settimana, che l’Italia faccia da “garante” per facilitare il processo di pace.

Uno scetticismo che non può che aumentare davanti alla nuova giravolta del leader del Cremlino, che a Draghi, e anche a Scholz, aveva garantito le forniture di gas e i pagamenti in euro salvo poi il giorno dopo firmare un decreto che fa scattare da subito i pagamenti in rubli, pena lo stop alle forniture. La firma del decreto e le nuove affermazioni del leader del Cremlino fanno schizzare il prezzo del gas e agitano le cancellerie europee.

A sera la commissione Ue lavora a una interpretazione degli effetti concreti delle decisioni di Putin – che prevedono comunque “permessi” per non pagare in rubli – e Draghi ne parla al telefono con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Italia e Germania sono i primi acquirenti europei del gas russo e Berlino, insieme a Parigi, ha già fatto sapere che si sta “preparando” anche all’eventualità che Putin chiuda i rubinetti del gas.

Palazzo Chigi precisa che Roma si atterrà alla linea stabilita dalla Commissione. Si va verso la bella stagione e il riempimento degli stoccaggi va avanti già a ritmo sostenuto, osservano dal governo. Eventuali interruzioni, come assicura anche il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, non sarebbero insomma un problema nell’immediato ma certo, se uno stop dovesse protrarsi a lungo in autunno ci sarebbero delle difficoltà.

L’Italia comunque procede spedita con il piano per conquistare l’autonomia dal gas russo, rivendica Draghi, ricordando che per tamponare gli effetti su famiglie e imprese dei rincari dei prezzi esasperati dalla guerra il governo ha già stanziato 20 miliardi ed è pronto a fare ulteriori interventi. Dopo il varo del Def la prossima settimana, probabilmente mercoledì (senza riferimenti alle spese militari) e dopo un confronto con i sindacati, che il premier incontrerà giovedì mattina per esaminare la situazione economica, anche alla luce delle novità sul fronte del gas.

Per ora si mantiene un discreto ottimismo, anche perché gli atti di Putin non appaiono del tutto in contraddizione con le parole dette al telefono. Il leader russo, riferisce Draghi rispondendo per più di un’ora alle domande dei cronisti stranieri, ha promesso che le aziende europee avranno delle “concessioni” e potranno continuare a pagare in euro. Nel colloquio si è avvertito un certo “cambiamento” di tono di Putin, ammette Draghi. Ma non si sentivano “da prima della guerra” ed è difficile da interpretare.

La situazione, ripete più volte il premier, è “in evoluzione” e bisogna stare il più possibile “ai fatti” che finora non hanno mostrato da parte di Mosca un vero “desiderio di pace”. E’ stata “soltanto la difesa dell’Ucraina che ha rallentato l’invasione – osserva – e, forse, porta al processo di pace”. La Cina “potrebbe diventare protagonista” di questo processo, e il vertice con la Ue servirà anche a sondarne le intenzioni, oltre a “riparare” le relazioni commerciali che “in questi ultimi anni sono state frammentate”.

In attesa di vedere se Pechino risponderà alle “aspettative” occidentali, un ruolo “importantissimo” è quello che sta esercitando la Turchia, sottolinea il premier poco prima dell’annuncio da parte del presidente Recep Tayyp Erdogan di un tentativo di organizzare un faccia a faccia tra il presidente russo e Volodymyr Zelensky. L’incontro a tre Italia, Francia e Turchia ci sarà “nelle prossime settimane, assicura il premier. Mentre per Putin “i tempi non sono ancora maturi” per incontrare il presidente ucraino, dice ancora Draghi, confermando che c’è l’intenzione di “rimanere in contatto” con il leader russo.

(di Silvia Gasparetto/ANSA)

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