Premi Oscar: vince Coda, Will Smith ruba la scena. Niente Italia

La tanto ambita statuetta d'oro degli Oscar
La tanto ambita statuetta d'oro degli Oscar. (Photo by Frederic J. BROWN / AFP)

NEW YORK. – Nella corsa agli Oscar Apple ha battuto Netflix e i servizi in streaming hanno sbaragliato le major: “I Segni del Cuore – Coda” uscito sulla tv della mela col morso dopo aver debuttato l’anno scorso al Sundance Festival ha portato a casa la statuetta più ambita, quella per il miglior film, contro “Il Potere del Cane” prodotto dal colosso di Los Gatos. Ma è stata anche la serata di Jane Campion, la terza donna nella storia degli Oscar a vincere come regista per quel western atipico arrivato alla vigilia dei premi con ben 12 nomination, vincendone 1. E’ stata la rivincita su Steven Spielberg, candidato per “West Side Story” che le aveva sottratto il premio quando era entrata in cinquina per “The Piano”.

Will Smith ha rubato la scena: un pugno in diretta al comico Chris Rock che aveva ironizzato sulla testa rasata di sua moglie Jada Pinkett (che invece soffre di alopecia da tempo). E’ intervenuta la censura ma chi sa leggere le labbra ha colto l’insulto, a riprova che non era uno sketch programmato. Il protagonista di “King Richard – Una scelta vincente” si è poi scusato tra le lacrime a pioggia accettando l’Oscar per il miglior attore: “L’arte imita la vita: sembro il padre pazzo, come dicevano di Richard Williams, un feroce difensore della sua famiglia. L’amore ti fa fare pazzie”.

La 94esima edizione degli Oscar ha deluso l’Italia: sono rimasti fuori Paolo Sorrentino che correva per il miglior film internazionale con “E’ Stata la Mano di Dio” e ha perso contro il giapponese “Drive My Car” di Ryusuke Hamaguchi. Non ce l’hanno fatta neanche Enrico Casarosa per il cartone animato “Luca” (impossibile battere “Encanto”) e Massimo Cantini Parrini dei costumi di “Cyrano”, battuto da Jenny Beavan di “Crudelia”.

Tanti temi sono venuti alla ribalta: la disabilità in primo luogo, e poi i diritti Lgbtq evocati da Jessica Chastain vincitrice (con standing ovation di tutto il teatro) come migliore attrice per “Gli Occhi di Tammy Faye” nel ruolo di una telepredicatrice popolarissima negli anni Ottanta che, in controtendenza con l’ortodossia della destra religiosa negli anni dell’Aids, si era presa a cuore la causa dei gay.

Tema anticipato già da un altro Oscar storico: quello a Ariana deBose migliore attrice non protagonista per la parte di Anita in “West Side Story”, non solo la seconda latina dopo Rita Moreno per lo stesso ruolo nel 1962, ma anche la prima persona apertamente Lgbtq a vincere un premio per la recitazione.

La guerra in Ucraina ha trovato spazio in un minuto di silenzio e in tanti nastrini azzurro-gialli indossati dalle star, ma l’atteso collegamento con il presidente ucraino Volodymyr Zelenksky non si è concretizzato, contro gli appelli di star come Sean Penn che aveva minacciato di fondere in diretta le sue due statuette se questo non fosse successo.

“Coda” è il primo film uscito a Sundance che si accaparra l’Oscar più prestigioso. Oltre che come miglior film (in sala dal 31 marzo in Italia), il film sui pescatori sordi del Massachusetts ha vinto per la migliore sceneggiatura non originale e per il miglior attore non protagonista, Troy Kotsur, accolto da applausi nella lingua dei segni, e che nella lingua dei segni ha fatto ridere e piangere gli spettatori evocando scene sul set e la figura del padre, “il miglior ‘signer'” della sua famiglia a cui un incidente stradale aveva levato la possibilità di usare le mani. Kotsur è il primo attore sordo a vincere un Oscar.

“Belfast” ispirato all’infanzia di Kenneth Branagh durante i ‘Troubles’ nell’Irlanda del Nord era partito in pole position: si è accontentato del premio per la miglior sceneggiatura originale in una corsa competitiva. Dune ha sbaragliato sul fronte tecnico: di 10 nomination, sei sono diventate statuette, tra cui la colonna sonora di Hans Zimmer. Billie Eilish e il fratello Finneas hanno vinto con No Time to Die il premio per la migliore canzone. E per i documentari la Summer of Soul del festival di Harlem 1969 riportata alla luce da Questlove.

La Hollywood giovane, da Timothee Chalamet a Kirsten Stewart, ha dominato il red carpet mentre la vecchia guardia ha reso omaggio ai 50 anni del “Padrino” con Francis Ford Coppola, Al Pacino e Robert De Niro sul palco. In chiusura un altro momento di commozione: una fragilissima Liza Minelli in sedia a rotelle ha presentato con Lady Gaga i dieci film in corsa per l’ultima statuetta. 50 anni fa la figlia di Judy Garland e Vincent Minnelli girava “Cabaret”, il film che l’anno dopo le fece vincere l’Oscar.

E nell’In Memoriam ha trovato posto per un ricordo Lina Wertmuller (oltre a tanti altri da William Hurt alla direttrice della fotografia ucraina Halina Hutchins uccisa per errore da Alec Baldwin sul set di Rust).

(di Alessandra Baldini/ANSA)