Nazionale blindata a Coverciano, i dubbi di Mancini

il ct azzurro Roberto Mancini in una foto d'archivio.
il ct azzurro Roberto Mancini in una foto d'archivio. ANSA/ETTORE FERRARI

ROMA.  – Mancini sì, Mancini no. Mentre l’Italia è tornata a Coverciano nella notte e il suo ct medita sulla delusione e sul futuro, arriva solo dal neoeletto presidente della Lega di serie A, Lorenzo Casini, un segnale alla nazionale all’indomani del clamoroso tonfo Mondiale: “I club di serie A hanno sempre risposto positivamente alla chiamata della nazionale”.

Una risposta indiretta alle parole di Gravina e del ct sull’azzurro vissuto come fastidio, e sicuramente un elemento chiave per la scelta finale di Mancini, che non dovrebbe sciogliere pubblicamente la sua riserva prima della partita di martedì contro la Turchia. La Nazionale si è allenata nel pomeriggio in un clima un po’ surreale, insieme con il meo arrivato Locatelli, fermato finora dal Covid. La squadra tornerà in campo a porte chiuse sabato e domenica prima di partire lunedì per la Turchia per una delle più tristi trasferte azzurre, prima che l’attenzione di tutti torni al campionato.

Garanzie che il vento cambi e che la nazionale trovi più spazio non ce ne sono. Il rapporto difficile tra azzurro e club, tra interessi pubblici e conti privati, non è una novita’; anzi ebbe un peso nella scelta di Conte di non proseguire dopo l’Europeo del 2016. Resta il fatto che tutto  resta appeso alla scelta di Mancini, Gravina aspetta. Alle prime indiscrezioni su un’accoppiata Cannavaro-Lippi, in caso di dimissioni del ct, si aggiungono a poche ore dalla cocente delusione altri nomi: Gattuso accreditato dai bookie, ma anche Ranieri. Piu’ arduo ma non impossibile pensare a profili “pesanti”, come Conte e Ancelotti.

Chiunque sia alla guida azzurra, dovrà fare i conti con un calcio che ha pochi convocabili tra i giovani, un campeonato incapace di mettere la testa fuori dall’Italia e bastonato in Europa, e le difficoltà dei club a dare spazio alle nazionali: non aiuta certo la scelta Uefa di far giocare Turchia-Italia, finalina di consolazione. E d’altra parte la guerra SuperLega-Uefa e la divisione sul Mondiale ogni due anni confermano che lo scontro dei prossimi anni sarà esattamente questo: su calendario, nazionali e club.

“La nazionale è di tutti – dice Casini – e l’insuccesso per l’intero calcio italiano deve indurre tutti a una seria riflessione e a un profondo cambiamento del sistema”. Nessuna traccia della sfiducia a Gravina ventilata dai falchi della Lega, ma tra i club e la Figc la tensione resta alta, e non solo per il mancato spostamento della giornata di campionato o per il torneo in Usa programmato in contemporanea col Mondiale.

Ieri a Palermo era presente anche Valentina Vezzali, sottosegretaria allo sport, intervenuta nelle settimane scorse sulla tensioni per il commissariamento ad acta con gesti di distensione verso la Lega. Anche il suo pensiero, analogamente a quello di Mancini, avrebbe peso. Ma nell’immediato, con la delusione ancora bruciante, solo un silenzio che fa rumore.

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