Kim lancia un missile in grado di colpire gli Usa

Una persona segue sullo schermo della tv il lancio del missile del Nord Corea.
Una persona segue sullo schermo della tv il lancio del missile del Nord Corea. Immagine d'archivio.(ANSA)

PECHINO.  – Kim Jong-un ha effettuato il test del suo ultimo missile balistico intercontinentale (Icbm), il più potente dal 2017, capace in teoria di raggiungere Washington e New York, nel momento di massima tensione internazionale per la guerra in Ucraina.

La “grande arma”, come era stata presentata dalla Corea del Nord all’inizio dello scorso anno, si è riscattata dopo il fallimento di una settimana fa, centrando risultati sorprendenti: lanciato da Sunan, alle porte di Pyongyang, alle 14.34 locali (6.34 in Italia), il vettore ha viaggiato per 71 minuti coprendo circa 1.100 chilometri con un’altitudine massima di oltre 6.200 chilometri, secondo i dati preliminari dello Comando di Stato maggiore sudcoreano, prima di schiantarsi nelle acque del mar del Giappone, a circa 150 chilometri dalla costa della penisola di Oshima, nella zona economica exclusiva nipponica, in base alle rilevazioni del ministero della Difesa di Tokyo.

Un lancio quasi verticale che, se fosse stato calibrato con un angolo di tiro di 45 gradi, avrebbe avuto la capacità di coprire non meno di 12.000 chilometri, hanno spiegato all’ANSA esperti del settore, sufficienti per raggiungere la costa orientale degli Stati Uniti, da Boston a Washington e New York.

Tra i timori che tornino anche gli esperimenti nucleari, Kim ha scelto la giornata perfetta per dare massima visibilità alla sua frustrazione per lo stallo negoziale con gli Usa sul dossier nucleare che strozza la sua economia. A Bruxelles era in programma la riunione straordinaria della Nato sulla crisi in Ucraina, alla presenza del presidente americano Joe Biden e del premier nipponico Fumio Kishida, in vista poi del G7 e degli altri impegni con l’Ue.

A Seul, invece, la prova muscolare di Pyongyang ha avuto l’effetto di bloccare lo scontro in atto tra il presidente uscente Moon Jae-in e quello eletto Yoon Suk-yeol, un conservatore di ispirazione trumpiana, sul trasferimento della residenza ufficiale presidenziale nel compound del ministero della Difesa, abbandonando la Blue House: i due hanno espresso “ferma e risoluta” condanna per la violazione dell’automoratoria avviata nel 2018 dal Nord e delle risoluzioni Onu. I militari sudcoreani hanno deciso un ciclo di lanci dei migliori missili “strategici” in dotazione da terra, mare e aria per “inviare un chiaro segnale di forza”.

Da Bruxelles Biden ha espresso l’impegno “solido come una roccia” degli Stati Uniti verso la sicurezza di Giappone e Corea del Sud nel suo incontro a margine del G7 con Kishida, condannando l’azione del leader dello Stato eremita e sottolineando la necessità di un lavoro comune con Tokyo e Seul per frenare la Corea del Nord. La Cina ha assunto invece una postura blanda, invitando a “far avanzare il processo” di pace della penisola coreana: “Speriamo che tutte le parti interessate si concentrino sulla situazione generale di pace e di stabilità nella penisola”, si è limitato a dire il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin.

Sostegno reciproco, invece, tra Russia e Corea del Nord e non solo all’Onu: martedì, ad esempio, il vice ministro degli Esteri Igor Morgulov ha incontrato l’ambasciatore nordcoreano a Mosca, Sin Hong-chul, per discutere lo “sviluppo delle relazioni bilaterali tra i cambiamenti in corso nell’arena internazionale” e regionale.

L’ipotesi suggestiva avanzata da alcuni osservatori è quella di un asse Mosca-Pyongyang-Pechino per bilanciare la Nato del Pacifico – Aukus, formata da Australia, Gb e Usa – e lanciare la sfida alla leadership globale di Washington: allo stato appare difficile, ma un brusco deterioramento delle relazioni con l’Occidente potrebbe dare una spinta almeno fino ad un coordinamento di fatto.

(di Antonio Fatiguso/ANSA).

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