Uccisi 4 israeliani in attacco terroristico a Beersheva

La polizia israeliana sul luogo dell'attacco terroristico. ANSA/EPA/ABIR SULTAN

TEL AVIV.  – Torna il terrore in Israele e riporta in alto la tensione. Quattro israeliani – tra cui 2 donne e 2 uomini secondo le ultime informazioni – sono stati uccisi in un attentato a Beersheva, compiuto a coltellate e con l’auto, da un beduino israeliano, sostenitore e reclutatore dell’Isis, poi ucciso.

Altre due persone sono state ricoverate in ospedale in gravi, ma stabili, condizioni. Hamas e la Jihad islamica da Gaza hanno subito plaudito definendo l’attacco “un’operazione eroica nella Beersheva occupata”. “I crimini dell’occupazione – ha detto il portavoce di Hams, Abd al-Latif al-Qanou – devono essere affrontati con operazioni eroiche: accoltellamenti, investimenti e sparatorie”.

L’attacco nella città del Negev è considerato il peggiore dal 2016. Il terrorista – identificato in Mohammad Ghaleb Abu al-Qi’an, insegnante di 34 anni della città beduina di Hura nel deserto del Negev – ha accoltellato tre delle vittime e investito con l’auto la quarta.

La successione degli eventi – secondo la ricostruzione della polizia – ha visto Abu Al-Qi’an arrivare ad una stazione di benzina alla periferia della città sulla Statale 60, scendere dalla propria macchina ed accoltellare una prima donna. Poi è ritornato all’auto ed ha investito un uomo che stava andando in bicicletta. Quindi si è diretto ad un centro commerciale dove, dopo aver lasciato l’automezzo, ha accoltellato le altre due persone.

A quel punto – come mostrano le immagini di alcuni video diffusi sui social e ripresi dai media – è stato affrontato, a quanto sembra, da un conducente di autobus sceso per prestare soccorso alle vittime. Il conducente, che era armato, ha tentato  – secondo le stesse immagini – di far abbassare il coltello al terrorista ma quando questi si è lanciato per colpire, ha  sparato.

Abu al-Qi’an – morto per le ferite – era stato, hanno ricordato i media, 4 anni in prigione dopo essere stato arrestato nel 2015, insieme al altri, dalle forze di sicurezza israeliane per aver aver cercato di raggiungere l’Isis in Siria. E anche, secondo le stesse fonti, per aver cercato di reclutare tra gli studenti nuovi adepti dello Stato Islamico.

Sul nuovo attentato il premier Naftali Bennett – che ha mandato le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime – ha subito tenuto una riunione con il ministro della Sicurezza Pubblica Omer Bar-Lev e con il capo della polizia Kobi Shabtai. “Le forze di sicurezza sono in massima allerta e risponderemo con mano pesante ai terroristi.

Perseguiremo e cattureremo – ha detto – anche i loro complici”. Che la situazione complessiva vivesse un momento di particolare tensione era noto da settimane: basti pensare che quello di oggi è il terzo attacco a coltellate,  nell’ultima settimana.

Domenica scorsa un poliziotto di 20 anni è stato ferito in maniera leggera sempre a coltellate nel quartiere di Ras al-Amud a Gerusalemme est.  L’esercito ha espresso di recente preoccupazione per la situazione sia in Cisgiordania sia a Gerusalemme (luogo questo sempre più di tensione) per l’ imminente festa musulmana del mese di Ramadan che si sovrappone alla Pasqua ebraica e anche cristiana.

Non è un caso che lo scorso 10 marzo il ministro degli esteri di Israele Yair Lapid – che è premier in pectore – sia andato ad Amman da re Abdallah per discutere anche delle tensioni a Gerusalemme e che il giorno prima abbia visto il ministro palestinese per le questioni civili Hussein a-Sheikh.

(di Massimo Lomonaco/ANSA).

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