Mariupol come Genova, “un paragone da brividi”

Genova: il Ponte Morandi sospeso nel vuoto.
Genova: il Ponte Morandi sospeso nel vuoto. REUTERS/Stefano Rellandini

GENOVA. – “Mariupol è come Genova, immaginate Genova completamente bruciata”. Le parole di Volodymyr Zelensky pronunciate davanti al Parlamento arrivano dirette al cuore di Genova. Sì, Genova le macerie le ricorda e le conosce bene. Ricorda l’ululare delle sirene, la luce livida dei bengala e il peso delle bombe durante la Seconda guerra mondiale, quando pagò con la vita di tantissimi civili l’onere e l’onore di avere un porto efficiente.

E Genova conosce e conserva nella profondità della memoria collettiva la distruzione e il dolore di macerie ben più recenti che non smetteranno mai di pesare. Lo dice bene il sindaco di Genova Marco Bucci: “Questa città ha già subìto bombardamenti, e molti, nella storia, durante la Seconda guerra mondiale. E’ stato terribile e assolutamente non possiamo immaginare che si ripeta qualcosa di simile”.

Un paragone, Mariupol-Genova, che, dice Toti, “fa venire i brividi a tutti noi ma ci rende ancora più consapevoli che la battaglia dell’Ucraina è la battaglia di tutti”. Ma Genova è medaglia d’oro per la Resistenza. Lo ricordano parole scolpite nella pietra, e quindi sa anche cosa vuol dire resistere, e lottare, per la libertà. Come “Mariupol, Kharkiv, come Odessa – dice Toti – ed è grata a chi resiste per la pace”.

Come sempre, quando questa città così difficile e contraddittoria avverte il dolore, non piange ma reagisce, tira su le maniche e lavora. Come per la ricostruzione dopo la guerra, dopo l’alluvione del 2011, e dopo Ponte Morandi. E restituisce amore perché amore ha ricevuto dal mondo intero quando ha seppellito i suoi morti.

E così sono tante le associazioni e i singoli cittadini che hanno preso la strada su bus e pullmini per il confine polacco e moldavo, per cercare di portare via i profughi, tanti quelli che hanno deviato il proprio itinerario quando hanno saputo di persone in fuga che camminavano in mezzo alla neve. Tante le persone che hanno accolto intere famiglie, figli e nipoti di quelle donne che aiutano in casa.

“Il cuore dei genovesi non può essere messo in stand by, supera ogni ostacolo”, dice padre Vitalij Tarasenko, punto di riferimento della comunità ucraina di Genova. Il prete di rito bizantino ha aperto le porte della sua chiesa a centinaia e centinaia di pacchi di aiuti. Tonnellate di materiali che partono regolarmente per l’Ucraina.

Non c’è giorno che i genovesi non portino abiti, cibo, medicine e giocattoli che debordano dai sacchetti di plastica incapaci a contenere tutto quel che viene donato. Dalla grande borsa lasciata davanti alla porta ancora chiusa della chiesa ieri mattina spuntava un orsetto bruno di peluche con la maglia del Genoa. Al collo, chi l’ha donato, ha voluto legare un sottile nastrino gialloblu.

(di Chiara Carenini/ANSA)

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