Genitori uccisi dal Covid, lo strazio di chi resta

Nella foto d'archivio la straziante fila di bare a Bergamo all'inizio della pandemia.
Nella foto d'archivio la straziante fila di bare a Bergamo all'inizio della pandemia. ANSA/ANDREA FASANI

MILANO. – C’è chi si sente ogni giorno lacerato dalla mancanza, chi pensa con rabbia a quell’ultimo abbraccio mai dato: nel bergamasco le storie sono tante, spesso simili, ma non bastano né questo né il tempo a lenire il dolore di chi, all’inizio della pandemia – quando erano i camion dell’esercito a portare via le troppe bare che si accumulavano – ha perso un padre, un marito, un nonno. Erano i giorni in cui solo le sirene delle ambulanze squarciavano il silenzio delle valli, giorni in cui qualcuno ha perso entrambi i genitori.

C’è un luogo virtuale, “il nostro santo posto laico”, dicono gli iscritti, dove tutte queste storie si sono accumulate una dopo l’altra, una Spoon River dove condividere ricordi e cercare giustizia. Nato il 22 marzo 2020 proprio a Bergamo, per iniziativa di Luca Fusco – un commercialista che non solo aveva perso il padre, ma non sapeva nemmeno dove fosse finito il suo corpo – il gruppo Fb ‘Noi denunceremo’ è arrivato a quasi 70mila membri, ognuno con la sua storia, il suo dolore.

Una signora di Castegnato, nel bresciano, altra provincia lombarda tra le più colpite dalla prima ondata, ha scelto oggi, giornata del ricordo delle vittime, per dare voce allo strazio per la perdita dei genitori, morti due anni fa, lei il 17 marzo e lui una settimana dopo.

“Non dimenticherò mai quella fitta al cuore che ho sentito quando se ne sono andati per sempre…soli senza il conforto dei figli e nipoti tutti! Ancora oggi dopo due anni il cuore è spezzato e fa male tanto male. Solo il pensiero di come possono essersi sentiti mi toglie il respiro…riuscirò mai a placare questo enorme dolore??”. “Questi – scrive Maria Teresa da Bergamo, postando le lapidi dei suoi cari – sono i miei genitori: mia mamma se n’è andata l’11 marzo e mio papà il 17, come la tua mamma. Il dolore che si prova è indescrivibile, ancora oggi non mi sembra vero”.

“Lo stesso – aggiunge Gigliola da Orzinuovi, nel Bresciano – è capitato a me: mamma Teresa il 9/03/20, papà Renato 2/03/20, nel pieno della pandemia assassina, dolore che nn si rimarginerà mai”. E Caterina, da Brescia: “so come ci si sente, quando perdi entrambi i genitori senti di non avere più radici. Io ho perso mamma il 9/3/2020 e papà il 1/4/2020, entrambi Covid prima ondata”.

Anche Daniela, dal Milanese, aggiunge il suo ricordo: “Come ti capisco, io ho perso la mia mamma il 4/4/2020,non dimenticherò mai questo strazio, sola in un letto di ospedale, mi rattrista tutto questo non ho potuto starle vicino proprio nel momento in cui lei aveva più bisogno di me, neppure una degna sepoltura”.

Insieme al dolore, si fanno spazio i ricordi, condensati nelle foto di quelle vite spezzate dal Covid: un uomo e una donna, anziani, che ballano in cucina guardandosi negli occhi; un nonno che soffia sulle candeline della torta per il suo novantesimo compleanno; padri orgogliosi, figlie felici. Questo ha sottolineato oggi a Bergamo il presidente della Camera Roberto Fico: “Qui è stata cancellata una generazione, le radici di tutti noi”.

Un dramma condensato nella foto “dei mezzi militari che a Bergamo trasportavano le vittime falcidiate da un virus allora ancora sconosciuto, che racchiudeva – ha sottolineato il presidente Sergio Mattarella – il dramma dell’intera pandemia”.

(di Gioia Giudici/ANSA)

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