Nei primi sei mesi di pandemia boom disturbi alimentari

Stare nella pandemia con il cibo; gli effetti del COVID-19 sui Disturbi del Comportamento Alimentare.
Stare nella pandemia con il cibo; gli effetti del COVID-19 sui Disturbi del Comportamento Alimentare. (articleimage. Eurosalus)

ROMA. – Una realtà che sempre più viene prepotentemente a galla e che riguarda ragazzi sempre più giovani,per la quale la pandemia ha fatto da ulteriore detonatore. È quella dei disturbi del comportamento alimentare, come anoressia, bulimia, binge eating, ai quali è dedicata la giornata del fiocchetto lilla.

I ricoveri in ospedale per cause legate a questi disturbi sono triplicati tra il 2019 ed il 2021 a causa della pandemia, con un trend in ulteriore aumento in questo inizio del 2022, con casi gravi già a 11 anni secondo un allarme lanciato dalla Sinpia, Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza e nei primi mesi dell’emergenza sanitaria, nel 2020, questi disturbi hanno subito un aumento di quasi il 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Emerge da una survey conclusa a febbraio 2021, basata sull’incrocio di diversi flussi informativi analizzati dal Consorzio interuniversitario Cineca, secondo cui nel primo semestre 2020 sono stati rilevati 230.458 nuovi casi contro i 163.547 del primo semestre 2019. I pazienti assistiti, tra nuovi in casi e quelli in trattamento, sono stati nel 2020 2.398.749, un dato sottostimato, in quantosono almeno 2 milioni e 900mila le persone con questi disturbi ed esiste secondo gli esperti “una grande quota che non arriva alle cure”.

Vi è anche un ulteriore abbassamento dell’età di esordio: il 30% dei coloro che hanno questi disturbi è sotto i 14 anni e una maggiore diffusione nella popolazione maschile (tra i 12 e 17 anni il 10%).”La fascia di età si è abbassata moltissimo – evidenzia Laura Dalla Ragione Responsabile Rete Disturbi Comportamento Alimentare Usl 1 dell’Umbria – abbiamo anche esordi a 10,11,12 anni-aggiunge – e una costellazione di nuovi disturbi come l’ortoressia, l’ossessione del mangiare sano e la drunkoressia, cioè digiunare per poter bere molto.

Disturbi correlati alla perdita di peso, alla magrezza, ma soprattutto alla ricerca di un’identità, una sicurezza di sé che i ragazzi non hanno. Il lockdown, la didattica a distanza, hanno dato un colpo di grazia a un trend che era già in ascesa purtroppo”. Per la presa in carico, su cui esistono delle carenze, è in evoluzione la mappa dell’Istituto Superiore di Sanita’: ad oggi sono 108 le strutture accreditate (erano 91 poche settimane fa), 101 dell’Ssn e 7 del privato accreditato: 55 centri al Nord (19 in Emilia Romagna), 18 al Centro Italia e 35 tra Sud e Isole.

Risultano in carico al 65% dei Centri quasi 9.000 utenti (8.947), prevalentemente donne rispetto al 10% di maschi. Il 58% ha tra i 13 e i 25 anni, il 7% meno di 12. L’anoressia nervosa è rappresentata nel 36,2% dei casi, la bulimia nervosa nel 17,9% e il binge eating nel 12,4%. Sono 1.099 i professionisti che lavorano nei centri: psicologi (21%), psichiatri o neuropsichiatri infantili (17%), infermieri (14%) e dietisti (11%).

(Di Elida Sergi/ANSA)

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