Morto un altro senzatetto a Roma, l’ottavo da inizio anno

Senzatetto dormono in sacchi a pelo per strada. Clochard
Senzatetto dormono in sacchi a pelo per strada.

ROMA. – E’ morto per freddo e stenti un senza dimora ad Ostia. “E’ l’ennesima morte – la terza in una settimana, l’ottava dall’inizio dell’anno a Roma – di un senza dimora, dovuta al freddo, agli stenti e alla solitudine fisica ed umana, a cui sono condannati troppi fratelli e sorelle in estrema povertà”. Lo riferisce Caritas Roma.

“Mi addolora ancora di più che sia avvenuto ad Ostia, dove dal novembre 2020 abbiamo dovuto chiudere, per inagibilità, il nostro ostello per senza dimora, l’unico in quel vasto territorio. Da molti mesi stiamo cercando, senza alcun risultato, una struttura idonea alternativa. Siamo però soli in questa ricerca, nonostante vari tentativi effettuati nelle diverse sedi”, dice il direttore Giustino Trincia.

“Non possiamo solo indignarci per un’altra vita umana che si perde con così poca dignità, certamente non per una scelta personale ma per abbandono da parte di una più ampia comunità. Ed è proprio come comunità tutta, nessuno escluso che dovremmo interrogarci e, soprattutto, deciderci ad intraprendere una seria e concreta strada dell’accoglienza”, commenta il direttore di Caritas Roma.

L’ente caritativo della diocesi di Roma ricorda che “sono migliaia da tanti anni le persone che vivono nella più precaria condizione abitativa, sotto i ponti, ai margini di stazioni, negli anfratti condominiali, di qualche struttura ospedaliera, accampati in qualche ritrovo informale nei paraggi delle nostre strade. L’unica alternativa che abbiamo è toglierli – attenzione, non nasconderli! – dalla strada e per riuscire in questo ci sono ormai delle importanti risorse, per un Pnrr che sia finalmente praticato come opportunità di inclusione sociale e non solo come una ripresa di un Pil fine a sé stessa che di certo i più poveri lascia sempre ai margini”.

“A chi di noi si muove nel ricchissimo mondo del volontariato, della carità, tutto ciò pone l’urgenza di andare al di là del pronto soccorso sociale, della distribuzione di pasti caldi o freddi e di coperte, perché è ormai chiaro l’urgenza di unirsi per incidere sulle cause che stanno alla base di troppe situazioni di povertà e di emarginazione sociale, culturale ed economica”, conclude Trincia.

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