Alexandra Kenjeeva: “Mi vergogno per la Russia, agli ucraini dico: resistete”

Adulti e bambini ucraini attraversano il confine tra l'Ucraina e la Moldova sotto una forte nevicata.
Adulti e bambini ucraini attraversano il confine tra l'Ucraina e la Moldova sotto una forte nevicata. ANSA / CIRO FUSCO

ROMA. – Ventitré anni e “una vita sotto Putin” quella di Alexandra Kenjeeva, nata a Mosca ma poi andata via dalla Russia seguendo lo studio e la sua famiglia. “Non ho mai potuto scegliere il mio governo e ora mi vergogno di essere russa, ma noi russi non siamo Putin e ai coraggiosi ucraini dico: ‘resistete'”: scrive con rabbia e tristezza in una sorta di lettera aperta agli ucraini, una lunga riflessione affidata giorni fa ai social.

Come molti giovani russi Alexandra, addolcito in Sasha per chi la conosce, condanna questa guerra “sporca di bugie e propaganda”: lei può parlare perché ora studia in Italia, a Trieste, “ma i miei amici e i miei parenti scesi in strada per protestare in Russia rischiano di finire in prigione. Ora in molti stanno fuggendo dal paese”.

“Ho iniziato a scrivere questo testo molte volte, ma, come dice un proverbio russo, la mia lingua non si torce nel modo giusto – scrive Alexandra nella sua lettera agli ucraini – Come possono le parole rendere giustizia all’orrore a cui stiamo assistendo? Putin è un dittatore e una piaga per il mondo. Manda a morire soldati giovani e inesperti. Il suo governo continua a uccidere, a fare propaganda, a bloccare la stampa libera, infliggendo enorme dolore”.

Parole durissime che diventano di empatia quando parla dell’Ucraina, “terra sorella aggredita da Putin in nome del mio paese”. “Zelenskiy, è forte, schierato fisicamente e psicologicamente con il suo popolo, protegge il proprio paese”, riflette ancora Alexandra. E uno spazio ritaglia per i tanti ragazzi in Russia che ora la guerra taglia fuori da quel poco di libertà e normalità conquistata a fatica, “in un tragico ritorno al passato, il tutto aggravato dalle sanzioni”.

“Provo un grande dolore guardando il mio paese ora, isolato, nelle mani di un dittatore, un paese dove le sanzioni attaccano i cittadini. Economicamente un ritorno agli anni ’90, solo senza nessuna speranza di libertà – scrive Alexandra – Niente più film stranieri, niente più cultura, niente più collaborazione scientifica internazionale, niente più, niente più… Un paese con nessun futuro, con tanti ragazzi puniti per qualcosa che non hanno scelto”.

Ma Alexandra è convinta che i ventenni russi, quelli che come lei “hanno vissuto una vita sotto Putin”, “usciranno di nuovo per le strade, ancora e ancora, perché sono leali, liberi, coraggiosi”. “Stiamo con gli ucraini, anche loro liberi e coraggiosi: hanno dormito e partorito in metropolitana, combattono per la loro patria e per proteggere i loro cari, i bambini, fuggono dal loro paese – scrive ancora – Spero che tutto questo finirà con la libertà, per l’Ucraina e per la Russia”.

E poi l’unico appello che si sente di fare “ai fratelli dell’Ucraina”: “Mi dispiace, mi dispiace così tanto, tremo leggendo le notizie ma vi dico di continuare a resistere, sono convinta che il vostro paese sarà presto di nuovo libero e bellissimo”.

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