Presidente Mattarella: “Italia migliore solo con crescita ruolo donne”

Il Presidente Sergio Mattarella rivolge il suo indirizzo di saluto in occasione della celebrazione della “Giornata Internazionale della Donna"
Il Presidente Sergio Mattarella rivolge il suo indirizzo di saluto in occasione della celebrazione della “Giornata Internazionale della Donna". (Ufficio Stampa e della Comunicazione della Presidenza della Repubblica=

ROMA. – E’ incompatibile per un Paese civile una differente retribuzione a parità di mansioni tra uomini e donne. Non bisogna più consentire che soltanto alla donna nei colloqui di lavoro si chieda se è sposata, se ha figli o se ha intenzione di averne. E’ inaccettabile che le donne vivano nel timore di violenze sia fisiche sia psicologiche.

Non usa mezzi termini il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella Giornata Internazionale della Donna per denunciare i “mali” della società italiana nei confronti delle donne. Quegli stessi problemi per cui le protagoniste in convegni e nelle piazze chiedono a gran voce una risoluzione: pari opportunità nel mondo del lavoro, stop alla violenza di genere e possibilità di conciliare maternità e vita professionale.

E anche su questo Mattarella si è espresso considerando “una sconfitta per tutta la società italiana, alle prese con un grave declino demografico, scoprire che una mamma italiana su cinque, a due anni dalla nascita del figlio, decide di lasciare il lavoro”. Il presidente della Repubblica avverte però che “la crescita del ruolo delle donne” è “una condizione per lo sviluppo del nostro Paese” e per “l’intera Italia che vuole diventare migliore”.

Concetto ribadito anche dalla ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, la quale ricordando che “oggi l’Italia ha per la prima volta, e in modo strutturale, una Strategia nazionale per la parità di genere” che “punta a colmare le disparità nel lavoro e nel reddito” con i nuovi strumenti adottati, come ad esempio le premialità fiscali, ha sottolineato che “assumere una donna conviene, alle imprese e al Paese. E noi donne dobbiamo sapere che, per crescere, il Paese ha bisogno del nostro talento e delle nostre competenze”.

Un Paese che si è anche dotato, ha ricordato Bonetti, di un “piano di contrasto alla violenza contro le donne, che finalmente assicura stabilità di risorse alla rete dei centri antiviolenza e rafforza le sinergie necessarie a proteggere le vittime di violenza e i loro figli”.

Eppure anche questo 8 marzo è stato funestato da una scia di sangue: due uomini che hanno tentato di uccidere la propria moglie, a Brindisi e nel Bra, nel cuneese, e poi si sono tolti la vita. Le due donne sono state ferite ed è una è in gravi condizioni. Anche dalle piazze, 30 in tutta Italia, tra flash mob e grandi manifestazioni, come a Torino, dalle donne è arrivata la richiesta di più lavoro, meno violenze e soprattutto stop alla guerra in Ucraina.

Un flash mob contro “la guerra e la violenza di genere” è stato inscenato al mattino in piazza Venezia dalle attiviste di “Non una di Meno”, ai piedi del Milite Ignoto. Nel pomeriggio in migliaia hanno attraversato il centro di Roma, da piazza della Repubblica fino a piazza Madonna di Loreto, in prossimità di piazza Venezia.

Tanti gli striscioni dedicati all’Ucraina “guerra alla guerra, sciopero transfemminista” oppure “apriamo i confini ai rifugiati ucraini, a chi scappa da ogni guerra” affiancati da alcuni evergreen come “il corpo è mio e decido io”. Ma anche per dire “fermiamo l’invio di armi dall’Italia e dai paesi europei, fermiamo l’escalation bellica sui corpi della gente”. E soprattutto per ricordare che questo 8 marzo per le donne italiane, e non solo, “non è un giorno di festa ma di lotta”.

(di Emanuela De Crescenzo/ANSA)