L’ira di Putin: “Le sanzioni sono una dichiarazione di guerra”

Il presidente russo Vladimir Putin e alle sue spalle il ministro degli Esteri Serghei Lavrov
In una foto d'archivio il presidente russo Vladimir Putin e alle sue spalle il ministro degli Esteri Serghei Lavrov. EPA/MAXIM SHIPENKOV / POOL

ROMA. – Le sanzioni mordono la Russia e provocano l’ira di Vladimir Putin che alza il tiro nella sua escalation di minacce: “Sono una dichiarazione di guerra”, ha minacciato. In una giornata nella quale la diplomazia sembra congelata e non si riesce neanche ad aprire i corridoi umanitari la Russia si trova a dover fare i conti con un isolamento finanziario che sta entrando a regime.

A darne conferma indiretta è lo stesso Putin: “molto di ciò che sta accadendo ora e di ciò a cui stiamo assistendo e di ciò che accadrà è senza dubbio un modo per combattere contro la Russia. E queste sanzioni che ci vengono imposte sono come una dichiarazione di guerra”.

In effetti, come si può leggere nei rarissimi siti indipendenti russi che ancora operano a rischio di pesantissime pene detentive, la popolazioni inizia a toccare con mano quanto le sanzioni impattino sulla vita quotidiana. Sul sito di Meduza ad esempio diversi cittadini raccontano come la loro vita lavorativa sia già stravolta dagli effetti delle sanzioni e tutti coloro che lavoravano con compagnie internazionali rischiano di trovarsi in pochi giorni senza lavoro.

Ecco perché Mosca ha annunciato che ci sarà bisogno di intervenire con misure eccezionali: “la situazione dell’economia russa è in questo momento straordinaria, ciò richiede misure straordinarie”, ha fatto saper il Cremlino, ovviamente senza specificare quali saranno queste misure per affievolire l’effetto delle sanzioni.

Il portavoce del Cremlino si è limitato a dire che è in preparazione “un pacchetto di misure” al quale il governo “sta lavorando intensamente”. Ma che il quadro economico sia compromesso è chiaro anche da quanto emerso oggi a Bruxelles dove dalla Commissione europea fanno sapere che è stato raggiunto l’accordo dei 27 per mettere fine allo status di relazioni privilegiate con la Russia all’Organizzazione mondiale del Commercio (WTO).

Mentre procedono i sequestri di beni russi un po’ ovunque nel mondo (anche in Italia sono stati sequestrati yacht ed immobili), gli oligarchi russi più potenti – e naturalmente meglio informati – hanno fatto una corsa per salvare il salvabile. Ne è un esempio il caso dell’oligarca russo Alexey Mordashov che ha trasferito la sua partecipazione di 1,4 miliardi di dollari in Tui, gruppo industriale turistico, con una transazione nell’ultima settimana dopo le sanzioni decise dopo l’invasione dell’Ucraina.

Altro esempio del deflagrare delle sanzioni è l’incertezza che si registra nel mondo delle assicurazioni e nel traffico marittimo proveniente e per la Russia. Molte delle navi cargo sono ancora in marcia gli effetti, anche indiretti, delle sanzioni occidentali iniziano a farsi sentire e potrebbero de facto paralizzarlo o ridurlo con ripercussioni negative sui prezzi delle materie prime, già a livelli record.

Il P&I London Club, che raggruppa le compagnie assicurative attive nel settore marittimo, ha lanciato un’allerta per avvisare che le misure di Bruxelles potrebbero rendere difficile assicurare la copertura delle imbarcazioni. Ed anche il potente sistema di pagamento digitale Paypal ha lasciato la Russia dove c’è stata anche un’esplosione di contratti per attivare nuove vpn, l’unico sistema rimasto per avere informazioni indipendenti.

Dopo aver riportato il sistema informativo ai tempi dell’Unione sovietica con una ferrea censura di Stato almeno Putin ha annunciato che per ora non ha alcuna intenzione di dichiarare la legge marziale in Russia. “La legge marziale dovrebbe essere introdotta solo quando c’è un’aggressione esterna. Non la stiamo subendo e spero che non lo faremo”, ha spiegato.

(di Fabrizio Finzi/ANSA)

Lascia un commento