Maratona Boston: ripristinata pena morte per attentatore

Dzhokhar Tsarnaev, l'attentatore della maratona di Boston, in un disegno durante il processo. ANSA/EPA/JANE FLAVELL COLLINS

WASHINGTON.  – Dzhokhar Tsarnaev, il giovane di origine cecena che nove anni fa con il fratello trasformò l’arrivo della maratona di Boston in un campo di battaglia, è stato di nuovo condannato alla pena di morte.

Lo ha stabilito la Corte Suprema americana, con sei voti a favore e tre contrari, dopo che a luglio del 2020 la sentenza era stata rovesciata da un tribunale federale che aveva accolto l’appello degli avvocati dell’attentatore e chiesto un nuovo processo per stabilire la pena.

Il 15 aprile del 2013 Dzhokhar, all’epoca 19enne, fece detonare due bombe artigianali, pentole a pressione riempite di chiodi, assieme al fratello maggiore Tamerlan che poi è rimasto ucciso in uno scontro a fuoco con la polizia nel quale è morto anche un agente. Nell’attentato, tre persone rimasero uccise, oltre 260 ferite e diciassette persero degli arti. Le immagini della gente terrorizzata, a terra o in fuga per la strada avvolta dal fumo denso delle esplosioni nel centro della capitale del Massachussetts aveva fatto il giro del mondo e il racconto di quei momenti drammatici  da parte dei sopravvissuti aveva scioccato la comunità internazionale.

Due anni dopo il processo a Dzhokhar, oggi rinchiuso in un carcere di massima sicurezza in Colorado, era stato al centro dei media americani tanto che, quando gli avvocati dell’attentatore presentarono il ricorso contro la condanna a morte, sostennero che a causa dell’eccessiva “pubblicità” il loro assistito non aveva avuto un processo equo.

Anche perchè, era la tesi difensiva, due dei giurati non furono rimpiazzati nonostante alcuni post sui social media mostrassero come avessero un’opinione formata già prima del processo. “Dzhokhar Tsarnaev ha commesso crimini efferati. E tuttavia il sesto emendamento gli garantiva un processo equo davanti a una giuria imparziale. Ora ne ha ricevuto uno”, si legge nella sentenza della Corte Suprema.

L’annullamento della pena di morte da parte di una corte federale, che aveva riconsociuto i “crimini brutali” di Tsarnaev condannandolo all’ergastolo, era stato accolto con rabbia dalle famiglie delle vittime e dai superstiti che avevano denunciato un “tradimento” da parte della giustizia. L’amministrazione dell’allora presidente Donald Trump decise di fare ricorso contro la sentenza d’appello chiedendo alla Corte Suprema di rivedere il caso.

“Pochi meritano la pena di morte come l’attentatore di Boston”, scrisse su Twitter Trump pochi giorni dopo definendo l’attacco “il peggiore su territorio americano dall’11 settembre”. L’amministrazione Biden ha rinnovato la richiesta, definendo Tsarnaev un “terrorista” che ha agito “in favore della jihad”. Se l’attentatore di Boston sarà effettivamente messo a morte è difficile dirlo. Sotto l’attuale presidente il dipartimento di Giustizia ha imposto una moratoria sulle esecuzioni federali e Biden stesso ha più volte assicurato di volerle abolire.

(di Benedetta Guerrera/ANSA).