Russia più vicina al default, trema l’economia globale

Facciata delle sede della Banca Centrale russa.
Facciata delle sede della Banca Centrale russa.

ROMA. – La Russia scivola sempre più verso il rischio-default, con un nuovo taglio del rating e un ‘accerchiamento’ finanziario da parte dei suoi avversari che ora coinvolge anche il Fondo monetario internazionale. Ma alle previsioni di “collasso” dell’economia russa fatta da Jp Morgan si accompagna anche l’allarme della banca mondiale di una potenziale “catastrofe” per l’economia globale.

La probabilità di una dichiarazione d’insolvenza della Russia è salita al 67% se si guarda ai contratti credit-default swap sul debito russo in dollari, che a scadenza di cinque anni sono volati a 1.584. Una fiammata del costo per assicurarsi contro il rischio-Russia che coinvolge anche il settore privato: Sberbank, una delle maggiori banche finita nel mirino delle sanzioni occidentali, ha visto volare i contratti Cds a quasi 2.400. Yandex, il Google russo, è sospeso dalle contrattazioni a New York proprio per il rischio default.

E’ l’effetto di un nuovo taglio del rating che avvicina la discesa della Russia ad appena due gradini dal livello ‘CC’ di default. Standard & Poor’s ha infatti portato il suo giudizio sull’affidabilità di Mosca come debitore a CCC-, tre livelli sotto Moody’s e quattro al di sotto di Fitch. Spiegando che le sanzioni occidentali “aumenteranno in modo sostanziale il rischio di default” e che la stessa ritorsione di Mosca – bloccare i flussi finanziari verso l’estero – rischia d’impedire, come in effetti sta accadendo, il rimborso e il pagamento degli interessi dei bond russi agli investitori esteri.

“Le sanzioni colpiranno nel segno”, avverte poi in un report ai clienti Jp Morgan. Poi c’è fuga di numerose multinazionali europee ed americane, e la minaccia di privare i russi di importazioni essenziali, che vanno dalle auto ai beni alimentari agli aerei, strategia occidentale per colpire Mosca.

Putin aveva accumulato 630 miliardi di dollari riserve in valuta estera per difendere il rublo, la metà delle quali sono ora state ‘congelate’ dai Paesi occidentali oltre all’esclusione di molte banche dal circuito dei pagamenti Swift. Per togliere ulteriormente ossigeno alle finanze di Mosca, ora Usa e Ue stanno spingendo sui partner del Fondo monetario internazionale per bloccare il ricorso della Russia ai diritti speciali di prelievo, di fatto congelando 17 miliardi di dollari.

La conseguenza delle sanzioni – ragionano a Jp Morgan – sarà una recessione del 7% in Russia quest’anno. Ma uno scenario simile non potrà che impattare profondamente anche sulle economie occidentali, travolgendo fondi d’investimento, banche, aziende più esposte: ed è proprio questo il calcolo che ha probabilmente spinto il presidente russo Vladimir Putin a sfidare le sanzioni occidentali.

Se la Borsa di Mosca resta chiusa per evitare il tracollo, le piazze europee vano a picco con Milano a oltre -6%. David Malpass, il presidente della Banca mondiale, spiega che la guerra in Ucraina è “una catastrofe” che taglierà la crescita economica. Moody’s prevede che i rincari di cereali, metalli, petrolio – con il gas salito oggi per la prima volta oltre i 200 dollari al megawattora – si sommeranno all’impennata già in atto dell’inflazione.

Rischiando di innescare un aumento dei tassi d’interesse che si ripercuoterebbe con più forza sulle economie emergenti più indebitate in dollari: potrebbero essere loro la prima, paradossale vittima dello scontro in atto sull’Ucraina.

(di Domenico Conti/ANSA)