Ucraina: mail di Mosca ai parlamentari italiani, sale la tensione

Comunicazioni alla Camera dei Deputati del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.
Comunicazioni alla Camera dei Deputati del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, sugli sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina. (Ufficio Stampa e della Comunicazione della Presidenza del Consiglio)

ROMA. – L’avvertimento era noto, pubblico, ufficiale. Ma il suo approdo “solenne” sui tavoli dei parlamentari italiani ne ha amplificato l’impatto, il peso. I componenti della commissione Difesa hanno ricevuto per le vie formali una mail dell’ambasciatore russo in Italia con allegata la dichiarazione con cui, nei giorni scorsi, il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha fatto sapere all’Ue che le sanzioni “non resteranno senza risposta”.

Duro il commento del ministro italiano della Difesa, Lorenzo Guerini: “La modalità con cui è stata trasmessa al Parlamento italiano e alle altre istituzioni degli altri Paesi dà il senso dell’arroganza del regime russo”. L’ambasciata russa ha spiegato che si tratta di “normale prassi diplomatica”, perché “l’ambasciatore deve inviare questi messaggi ai parlamentari per dovere d’ufficio”, e infatti le due righe di accompagnamento non contengono “alcun messaggio minatorio all’Italia”.

Ma la tempistica non è passata inosservata: la mail è arrivata all’indomani del via libera trasversale del Parlamento italiano all’invio di aiuti militari all’Ucraina. E, tra l’altro, nel testo allegato il ministro russo avverte: “I cittadini e le strutture della Ue coinvolti nella fornitura di armi letali alle Forze Armate Ucraine saranno ritenuti responsabili di qualsiasi conseguenza di tali azioni”.

A rendere noto l’arrivo della mail è stato l’esponente azzurro Gregorio Fontana: “Respingiamo con sdegno questa missiva – ha detto – che non è altro che un messaggio minatorio rivolto ai deputati del Parlamento italiano”. Quella di Fontana, però, è stata l’unica presa di posizione ufficiale. Nessun commento dagli esponenti delle altre forze politiche, probabilmente per un più o meno tacito accordo bipartisan che mira a non esasperare ulteriormente il clima.

La lettera dalla Russia ha chiuso una giornata iniziata con un articolo pubblicato in America, che ha preso di mira (anche) Matteo Salvini. Il New York Times ha citato il leader della Lega in un’analisi in prima pagina dal titolo: “L’aggressione di Putin lascia i fan populisti a contorcersi”. Nel testo, viene riportata anche una valutazione del direttore di Limes, Lucio Caracciolo: “Membri dell’ultradestra hanno goduto di una relazione speciale e appoggio finanziario da Putin sono ora in guai seri”.

Sono solo “sciocchezze”, ha risposto Salvini: “Non ho mai preso dollari, rubli, yen”. Criticato anche in Italia da chi ritiene che abbia troppe remore ad attaccare Vladimir Putin, Salvini ha risposto offrendosi per andare in missione in Ucraina: “Sto valutando la possibilità tecnico-logistica di essere in presenza – ha detto – Mi piacerebbe che in entrata ci fosse un flusso di combattenti per la pace. Se fosse il santo padre a lanciare l’iniziativa, nessuno potrebbe accusarlo di secondi fini o di essere amico di Putin”.

Malgrado il momento di “concordia nazionale” vissuto col voto trasversale in Parlamento, le polemiche politiche non si sono spente. Specie quelle per il “no” all’invio di aiuti militari all’Ucraina espresso dal presidente della commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli, del M5S.

Il deputato Pd Andrea Romano ha parlato di “enorme problema di opportunità politica”, mentre Salvini ha sottolineato come sia “imbarazzante” che Petrocelli porti “la voce di una commissione di cui non condivide l’operato”. Nonostante i maldipancia interni, il M5s non prenderà provvedimenti: “Il conflitto ucraino è una questione che non abbiamo toccato a cuor leggero – ha detto Giuseppe Conte – sarebbe infantile ora avviare una caccia alle streghe nei partiti”.

FdI ha invece puntato il dito contro Luigi Di Maio, accusato di aver accostato Putin a un animale: “Un ministro degli Esteri non dovrebbe lasciarsi andare a commenti di pancia con parole totalmente inappropriate”, ha detto Giorgia Meloni. Mentre Enrico Letta ha incontrato il presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, che nei giorni scorsi aveva parlato di “continuo allargamento della Nato ad est vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia”. Fra Letta e Anpi, è stato spiegato dal Nazareno, c’è un “comune impegno per la pace e contro l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin”e “rispetto reciproco”, malgrado talvolta vi siano “opinioni diverse”.

(di Giampaolo Grassi/ANSA)

Lascia un commento