Si va verso l’Election day, i partiti pressano il Governo

Seggio elettorale a Torino durante le votazioni comunali.
Un seggio elettorale a Torino durante le votazioni comunali. ANSA/TINO ROMANO

ROMA. – I partiti preferiscono l’election day, cioè che le elezioni amministrative e il voto per i referendum sulla giustizia si svolgano lo stesso giorno. La richiesta al governo è arrivata attraverso un ordine del giorno al Milleproroghe presentato alla Camera dalla Lega e approvato con il contributo di tutti i gruppi: su 380 presenti, 372 hanno votato sì, 7 no. Un astenuto. La data del voto per le amministrative ancora non è stata fissata, ma dovrebbe essere un giorno fra il 15 aprile e il 15 giugno.

“Ho sentito qualcuno parlare di 26 giugno – ha detto Matteo Salvini – Ma siamo seri, come si fa a pensare che si possa votare il 26 giugno?”. Così come non è escluso che per l’accorpamento dei due voti possa essere scelto il giorno del ballottaggio, e non quello del primo turno. Tra gli elementi da tenere in considerazione, infatti, c’è il problema covid: fare un’unica tornata e a primavera inoltrata – con la possibilità di tenere aperte le finestre dei seggi – consentirebbe di attenuare i rischi di contagi.

Il primo partito a chiedere l’election day, nei giorni scorsi, è stato quello della Lega, promotrice dei referendum insieme ai radicali. Forza Italia ha subito appoggiato la proposta. Le altre forze politiche hanno palesato il loro via libera col voto a Montecitorio. Che non è vincolante. Però, la trasversalità e la (quasi) unanimità dei sì rappresentano indicazioni significative per il governo.

“Ora il ministro Lamorgese rispetti questa decisione”, ha commentato il primo firmatario dell’ordine del giorno, il deputato leghista Igor Iezzi. Nel documento viene ricordato che l’election day “facilita la partecipazione popolare”, e quindi aiuta il raggiungimento del quorum, e permette di risparmiare “circa 200 milioni di spese organizzative”. Con l’approvazione, la Camera impegna il governo a valutare questi aspetti, “al fine di prevedere che le elezioni amministrative del 2022 e i referendum sulla giustizia si svolgano in un’unica tornata”.

La spinta al quorum è uno dei motivi principali della richiesta dell’election day, vista anche la complessità di alcuni quesiti: gli elettori potranno esprimersi sulla separazione delle funzioni fra giudici e pm, sulle modalità di voto nei consigli giudiziari e di elezione del Csm, sull’abolizione della legge sull’incandidabilità dei condannati e sulla possibilità di frenare la carcerazione preventiva.

Per le amministrative, gli italiani chiamati alle urne sono 8 milioni e mezzo. Vanno al voto circa 950 Comuni, tra cui quattro capoluoghi di Regione: Genova, Palermo, Catanzaro e L’Aquila. I partiti intanto stanno cominciando a definire candidature e alleanze per i Comuni, e le posizioni sui referendum.

Il tema giustizia comincia già a dividere gli schieramenti. Il M5s è orientato verso il No generalizzato. Il Pd confida che una buona parte dei quesiti venga superata dalla riforma Cartabia. Anche nel centrodestra ci sono geometrie variabili, con FdI perplessa su alcune proposte. Mentre per Salvini “questi non sono referendum di centrodestra, ma di civiltà”.

(Di Giampaolo Grassi/ANSA)

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