Editoriale – Non sono numeri, sono persone

I connazionali possono fare richiesta di sussidio rivolgendosi ai nostri Consolati

Passaporti, 12mila 226; assistenza, 13mila 879; adulti riconosciuti iure sanguinis, quattromila 197; iscrizione Aire, settemila 177; trasferimenti, mille 863; atti di matrimonio, duemila 175; atti di nascita, cinquemila 500; atti di morte 744. Sono numeri che dovrebbero essere la consuetudine in un Consolato e non cifre da esibire come un grande successo. E lo sarebbero certamente in circostanze normali. Ma i nostri consolati nel mondo, o almeno gran parte di essi, vivono ormai da anni nell’emergenza cronica, complice la carenza permanente di organico in servizio. In Venezuela, poi, la crisi economica, istituzionale e sociale ha moltiplicato esponenzialmente le difficoltà del Consolato Generale. La normalità, quindi, è solo un ricordo del passato e la speranza per il futuro.

Il Console Generale a Caracas, Nicola Occhipinti, ha reso noti, alcune settimane or sono, i risultati ottenuti nel 2021. Lo ha fatto con legittimo orgoglio. D’altronde, riflettono l’eccezionalità di una realtà alla quale è riuscito a far fronte con diligenza e capacità organizzativa, grazie anche all’impegno dell’organico a sua disposizione. Lasciato alle spalle l’impatto iniziale, consideriamo pertinente tornare sull’argomento per alcune riflessioni.

Le cifre esposte con freddezza matematica dal nostro Console Occhipinti, a nostro avviso, meritano qualche considerazione in più. Non sono solo numeri; sono connazionali, famiglie italiane, persone che soffrono. Dietro quei numeri c’è la disperazione di chi affronta il viale del tramonto tra mille privazioni, come è il caso del connazionale autore dell’amara lettera pubblicata dal nostro Giornale; c’è l’angoscia di chi è malato e non ha con che pagare un ricovero in clinica o semplicemente le medicine. C’è anche l’illusione dei giovani che sognavano un futuro professionale nella loro terra e ora rivendicano quelle origini, delle quali sono sempre stati orgogliosi, e sollecitano la cittadinanza italiana perché un passaporto della Comunità Europea è la porta verso la speranza, la stessa che mosse i genitori ad espatriare. Questa è la realtà. E va spiegata. È necessario sottolineare che in una comunità di poco più di 123mila iscritti all’Aire quasi 14mila hanno ricevuto assistenza diretta dal nostro Consolato. Ciò vuol dire che, senza togliere meriti al lavoro svolto dal nostro Consolato, le richieste di aiuto sono state tante, tante di più.

Quella illustrata dal Console Generale di Caracas, Nicola Occhinti, è la radiografia di una comunità che osserva impotente come i figli abbandonano il paese; è la fotografia di una Collettività una volta prospera che oggi, sul viale del tramonto, ha bisogno di aiuto e solidarietà. È la realtà nella quale dovrà operare il nuovo Comites di Caracas, evitando di limitarsi alle sbiadite parole di circostanza divenute consuetudine tra i consiglieri del Comites precedente; di cui deve farsi eco il Consolato Italiano presso la Farnesina per smuovere coscienze, e alla quale dovrà dare risposte l’Ospedale italiano.

Mauro Bafile

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