Letta blinda Draghi: “Ci sono leggi non negoziabili”

Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, parla mentre, sullo sfondo, viene proiettata un'immagine del presidente del Consiglio Mario Draghi, durante la trasmissione televisiva "Porta a Porta"
Il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, parla mentre, sullo sfondo, viene proiettata un'immagine del presidente del Consiglio Mario Draghi, durante la trasmissione televisiva "Porta a Porta", Roma 01 aprile 2021. ANSA/FABIO FRUSTACI

ROMA. – Nel primo anno di governo Draghi, non si contano tante settimane tormentate come quella appena conclusa. Ora si tratta di vedere quante crepe resteranno nella maggioranza dopo gli scontri sul Milleproroghe e l’aut aut del premier, che ha chiesto compattezza alla maggioranza per portare in fondo la sua missione.

Appello accolto dal leader del Pd Enrico Letta, che plaude alla strigliata di Mario Draghi ai partiti e anzi lo invita a essere “determinato”, e dal ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti che esorta a “non pensare a tornaconti elettorali”, con un messaggio che sembra indirizzato anche alla Lega.

Di fronte allo stato di agitazione di tutti i gruppi parlamentari, però, ora si annuncia delicato il lavoro per cercare di prevenire nuovi incidenti, almeno sui dossier più importanti. Impegnato a fare in modo che “il governo Draghi completi il suo lavoro senza ambiguità”, Letta propone un metodo: “Distinguere fra temi negoziabili e non negoziabili, sui quali va bene mettere la fiducia”.

Il segretario dem deve però fare i conti con una parte del Pd che, spinta forse da sondaggi positivi, non considera necessariamente un tabù l’ipotesi di andare alla prova di forza. E sul fronte esterno è già emersa l’obiezione degli alleati, secondo cui ciò che è negoziabile per il Pd può non esserlo per altri. È una fase spartiacque. Secondo il deputato del Pd Filippo Sensi “nella sostanza, questo è già un Draghi bis”.

Resta da capire quanto il cambio di marcia su cui lavorano a Palazzo Chigi rischia di essere intaccato dal clima di campagna elettorale permanente che già si respira. Nell’ultima cabina di regia, quella in cui giovedì il premier ha strigliato i capidelegazione, da più fronti, in particolare da Forza Italia e M5s, è stato chiesto più coinvolgimento dei capigruppo, anche con un maggiore protagonismo del ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà.

Non è detto, tuttavia, che siano soddisfatte le attese di chi spera in un cambio di metodo. Si inizierà a capirlo dal prossimo consiglio dei Ministri, atteso la settimana prossima, in cui fra l’altro dovrebbe essere varato un provvedimento per mettere ordine alle scadenze del Pnrr.

È “il momento del rilancio e della responsabilità da parte di tutti”, ha detto oggi D’Incà, secondo cui è “importante continuare l’interlocuzione con i presidenti dei gruppi parlamentari che ci possono aiutare, ma è chiaro che dobbiamo avere minori momenti di tensione. I tempi sono stretti, bisognerà lavorare 7 giorni su 7”. Entro il 30 giugno, infatti, vanno approvate riforme decisive nella road map del Pnrr indicata da Draghi, che vorrebbe marciare dritto alla meta, forte anche della sponda del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Il premier, secondo fonti di governo, è indispettito perché il dossier fiscale è bloccato in commissione Finanze alla Camera per il nodo del riordino del catasto. Sul tema sono sensibili le divergenze nella maggioranza, ancora è difficile prevedere il punto di caduta.

Non meno complicato si annuncia il percorso della delega sulla concorrenza, altro passaggio chiave per il Pnrr, assieme al codice degli appalti e ai provvedimenti sulla transizione ecologica e digitale e sulle infrastrutture. Intanto la nuova settimana si apre con l’approvazione del Milleproroghe alla Camera, poi al Senato entra nel vivo l’esame del dl Sostegni ter in commissione Bilancio, dove rischiano di riproporsi spinte divergenti, ad esempio su ulteriori modifiche al superbonus e sull’aggiornamento delle graduatorie per le supplenze a scuola.

Ancor più delicati i nodi sulla fine dello stato di emergenza e il green pass, nel mirino di quelle correnti di Lega e M5s che premono per un allentamento delle misure anti-Covid. Senza tralasciare il nucleare, tema su cui Matteo Salvini martella da tempo, rilanciato ora da Silvio Berlusconi che ritiene “indispensabile riprendere la ricerca” su quello di ultima generazione. Draghi ancora non si è espresso chiaramente su questo argomento, forse troppo divisivo per essere affrontato in un orizzonte temporale di appena un anno.

(di Paolo Cappelleri/ANSA)